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Archivio per il Tag »informazione«

→  dicembre 12, 2010


WIKILEAKS. I suoi fan credono che esista una verità. Oggettiva, conoscibile. Ma l’unica certezza è che il sistema americano di tutela dei documenti è vulnerabile. Da dilettnati liberisti sognano un governo più piccolo? La burocrazia sarà più pesante. Un nuovo modo di governare? Solo di criptare: fioccano sui giornali finanziari grandi pubblicità sui sistemi di sicurezza. Guerra stellare.

«In quell’impero, l’arte della cartografia giunse ad una tal perfezione che la mappa di una sola provincia occupava tutta una città, e la mappa dell’impero tutta una provincia. Col tempo, queste mappe smisurate non bastarono più. I collegi dei cartografi fecero una mappa dell’impero che aveva l’immensità dell’impero e coincideva perfettamente con esso».

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→  ottobre 11, 2008

il_riformista
Quante balle in TV

di Antonio Polito

Non vedo molta tv. Sono al lavoro quando comincia il prime time. Però l’altra sera ho visto Anno zero. Vi confesso che a me Santoro piace. È uno che sa fare televisione, come si dice in gergo. Solo che quella televisione non ha più alcun rapporto con l’informazione. Volete chiamarla fiction, docu-drama, infotainment? Chiamatela come volete, ma non è informazione. Però la gente che guarda è indotta a credere che lo sia. E qui nasce un problema serio. Quando parlano di politica, e magari massacrano Berlusconi, chi se ne frega. La politica è chiacchiera. Ma quando parlano di mercati, dei soldi della gente, delle banche? Se mentre le autorità di tutto il mondo implorano i risparmiatori di non vendere, per evitare il disastro comune, la tv alla sera ti dice che i tuoi soldi sono in mano a dei banditi che li usano per scopi personali, il risultato è che il servizio pubblico diffonde il panico, e istiga a vendere. Diventa un attore della crisi, invece che un osservatore che informa sulla crisi.

Davanti alla tv. La puntata di giovedì sosteneva questo: i banchieri sono dei truffatori seriali, i banchieri amici di Berlusconi sono più truffatori degli altri. Banche come Unicredit fregano i loro clienti mollando loro consapevolmente titoli spazzatura per pura avidità, facendosi firmare contratti capestro che poi stracciano per eliminare le prove del misfatto. C’è un Grande Vecchio, indicato in Geronzi, che sulla piazza di Londra ordisce colossali speculazioni per regolare i suoi conti personali con Profumo, provocando lo sconquasso che è sotto i nostri occhi. Sono tesi ardite, spesso complottarde, sempre senza contradditorio, comunque legittime. Ma l’informazione è tale se dimostra le tesi con fatti. I fatti di Anno zero sono conversazioni con fonti anonime, ma trasformate in piccoli sketch dove al posto della fonte anonima compare un attore, che parla con la sua voce e la sua faccia, cosicché lo spettatore è indotto a pensare che si tratti di un’intervista vera con persona informata dei fatti, mentre quello sul video è un attore pagato che ripete voci non dimostrate e spesso indimostrabili. Siamo al di fuori di ogni deontologia professionale. Se un mio cronista scrivesse un’intervista falsa, sarebbe una giusta causa di licenziamento. Ad Anno zero è un titolo di merito professionale.

Al Quirinale. La visione notturna di Santoro mi è tornata in mente ieri mattina, mentre ascoltavo al Quirinale il presidente Napolitano che ricordava ai giornalisti il loro dovere professionale e civile: Non alimentate un allarmismo che in questo campo può diventare immediatamente fattore di aggravamento della crisi. E mi sono chiesto che fa la Rai. Intendiamoci: giù le mani da Santoro, nessuno tocchi Caino, basta con gli editti bulgari; ma, diamine, imponetegli almeno delle regole di deontologia professionale, ricordategli che ci vuole una fonte attendibile e identificabile per dare del malfattore alla gente, e soprattutto proibite le finte interviste televisive con attore, che sono la depravazione finale del giornalismo televisivo.

ARTICOLI CORRELATI
Non è colpa di Santoro se ormai il vero coincide con il bello
di Franco Debenedetti – Il Riformista, 14 ottobre 2008

Se tramonta l’egemonia degli Usa, rinasce l’uovo del serpente
di Antonio Polito, Il Riformista, 13 ottobre 2008

→  novembre 24, 2006

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Caro Direttore,

chi scrive non fa i titoli dei suoi pezzi, figurarsi quelli degli articoli altrui. Però li può immaginare: a me, leggendo il commento di Rinaldo Gianola a “Il baco del Corriere” di Massimo Mucchetti (L’Unità del 17 novembre) è venuto in mente un titolo alla Fortebraccio, del genere “Spie al giornale di lorsignori”.

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→  ottobre 23, 2003

il_riformista
Come intercettare il vento che spinse Berlusconi

Come saremo, come dovremo essere nel 2006? E’ una domanda vera, non una domanda di assunzione nel cantiere dove si lavora alla strutturazione del partito e della coalizione in vista di quel traguardo. Avremo, nel 2006, la capacità di intercettare la richiesta di modernizzazione, e di darvi una risposta? Perché questa é, se non la ricetta sicura per vincere le elezioni, di certo quella che più le si avvicina.

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→  luglio 29, 2003

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Il sistema e le regole

30 luglio 2003 – Nell’avanzare su questo giornale proposte emendative della legge Gasparri, prima che essa iniziasse il suo percorso in Senato, assumevo un punto di vista e miravo a un obbiettivo. Il punto di vista: “prendere sul serio” il testo governativo; l’obbiettivo: affidare ai meccanismi di mercato concorrenziale l’allocazione delle risorse in un settore dove più vivaci sono innovazione tecnologica e di prodotto, e che assorbe risorse crescenti di reddito e di tempo dei cittadini.

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→  ottobre 1, 1995


Storie di viaggio in Italia. È il comandante che parla: «Ci comunicano che dobbiamo rientrare al posteggio e che la messa in moto è ora prevista fra un’ora e dieci. Siamo all’assurdo ma non dipende da noi». Molti di quelli che hanno cercato di viaggiare in aereo negli ultimi tempi avranno sentito frasi del genere, magari anche accompagnate da qualche (più o meno) spiritoso commento del pilota.
Dovendo andare da Roma a Milano, quindi nella priv ilegiata situazione di potere usufruire dell’unico collegamento ferroviario relativamente veloce del nostro beneamato paese, ho preso il pendolino: dove la hostess mi ha comunicato che, dato l’aumentato numero di passeggeri, non c’erano più pasti disponibili. Dovevo scusare, ma non dipendeva da lei. Anzi, a ben vedere, la colpa era mia: dovevo sapere che i pasti vanno prenotati all’acquisto del biglietto.

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