Debenedetti: è un’autentica rapina

maggio 20, 1995


Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali


Intervista di Daniele Manca

Allora, finalmente i consumatori, gli utenti, i cittadini possono brindare all’arrivo della concorrenza anche nel settore delle telecomunicazioni?
«Non ne sarei così convinto», dice Franco Debenedetti, senatore fra i più attenti alle tematiche della competizione soprattutto nel campo delle nuove tecnologie.

Ma come, il ministro delle Poste, Antonio Gambino, ha annunciato che localmente i privati potranno costruire reti con le quali fornire servizi di telecomunicazioni e multimediali. E quindi fare concorrenza a Telecom Italia.

«Strana liberalizzazione — risponde Debenedetti — quella che lascia alla concorrenza gli spazi che il monopolista graziosamente decide di concedere. Se legge bene le dichiarazioni del ministro si conferma l’esclusiva a Telecom e ai privati si lascia la possibilità di cablare soltanto il territorio che al monopolista non interessa».

Sta dicendo quindi che si tratta di un’apertura soltanto a parole?
«Sto dicendo che mentre l’attenzione dell’opinione pubblica si sta polarizzando sul problema della televisione, contemporaneamente si consuma una colossale rapina ai danni del Paese e del suo futuro. Rapina perché si sottrae al Paese la possibilità di avere un mercato concorrenziale. E perché si obbliga l’utente a pagare con le sue bollette un investimento deciso dal monopolista. E senza dibattito in sede politica, senza coinvolgere il Parlamento».

Perché coinvolgere le sedi politiche?
«La storia delle televisioni non ha insegnato proprio nulla? Per le reti via cavo solo la concorrenza è la più forte garanzia del pluralismo».

Ma il ministro ha detto che l’esclusiva delle reti è di Telecom.
«Gliela dà lui. Rimane solo un dubbio: la chiave di questa presunta apertura è finanziaria o politica? Si mira cioè a rafforzare il valore del titoli in Borsa, o l’obiettivo è quello di consolidare per sempre un potere?»

E’ indubbio però che Telecom parli chiaro: noi facciamo le infrastrutture, cabliamo l’Italia, e la concorrenza si farà sui servizi forniti sulle reti.
«Ma se si vuole la vera concorrenza e non una liberalizzazione a parole, questa non può che passare attraverso una competizione anche tra diverse infrastrutture. Permettendo quindi che a cablare le città con fibre ottiche siano soggetti diversi da Telecom. E questa non è una cosa che dice il signor Debenedetti, è l’Europa che ha imposto la liberalizzazione delle infrastrutture».

Ma la sua sembra una voce piuttosto isolata.
«Il fatto che le tesi a protezione della concorrenza siano affidate alla sola Antitrust di Giuliano Amato e a voci isolate, testimonia non già della debolezza di tesi che si rifanno a una situazione che è comune in tutte le nazioni avanzate, ma solo della potenza dei mezzi di cui Stet dispone per influenzare coloro che formano l’opinione pubblica».

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