PER IL SOLE 24 ORE, NON PUBBLICATO
di Franco Debenedetti e Francesco Vatalaro
The Hammer and the Dance è il titolo di un articolo di Tomas Pueyo su Medium, in cui spiega le strategie contro il Coronavirus. Il martello è la strategia che ormai i paesi occidentali hanno abbracciato per invertire la curva dell’epidemia: distribuire gli ammalati su tempi più lunghi per evitare che il sistema sanitario ne sia stritolato. Il “martello” comporta il distanziamento sociale per tutti, l’isolamento domiciliare dei casi sospetti e la quarantena anche dei conviventi, la chiusura di scuole e università e via restringendo.
E poi “la danza”: perché non è finita qui. Quando a seguito della riduzione dei casi, seguirà il rilascio dei provvedimenti più restrittivi, i contagi riprenderanno a crescere e quindi seguiranno fasi periodiche di restrizioni della libertà di movimento, quantunque meno severe, nel Paese e tra Paesi. Ci andranno non meno di 12 mesi finché un vaccino a largo spettro su tutte le mutazioni del virus non porrà fine alla “danza”.
La pandemia invade le nostre vite: dovremo ricostruire le relazioni sociali su nuovi canoni, riconquistare i margini di libertà individuale sacrificati a un nemico invisibile. Se oggi manteniamo quel tessuto di libertà e socialità, senza di che saremmo rigettati in una condizione di isolamento di sapore quasi medioevale, è anche grazie a telefonini e PC: conserveranno, anche nella fase di ricostruzione, il di più di centralità acquisito super flumina Babylonis. Per riorganizzare al meglio le nostre vite è di grande importanza comprendere cosa davvero ci servirà, e che uso fare, delle reti di telecomunicazione e dei loro servizi.
Nella fase del “martello”, sorge l’esigenza di nuovi servizi per effetto del telelavoro e della didattica a distanza, aumenta l’uso dei giochi online e dell’intrattenimento video su Internet. Aumentano i volumi del traffico e ne cambia la distribuzione, nel tempo e nello spazio. La forma della curva di traffico si modifica e i picchi di traffico serali si spostano, nelle regioni colpite, fra le 10 e le 11. Il carico della rete italiana è aumentato di oltre due terzi non a causa del lavoro da casa ma per il fatto che gli scolari si collegano ai siti di giochi come Fortnite. Nel Regno Unito dal 24 febbraio c’è stato un aumento del 125 per cento nell’utilizzo dei dati sui servizi di videoconferenza e chat vocale di Skype, Zoom e altri. Non preoccupano i volumi medi perché le reti sono progettate con margini per trasportare traffico nell’ora di punta: a fronte di volumi circa raddoppiati, il carico massimo sembra sia aumentato di circa il 30%, nulla a confronto del traffico per il Super Bowl o Juve-Inter. Gli operatori devono però prevedere che il traffico di picco possa aumentare ancora, quindi intervenire sulla rete di trasporto, potenziando i router collocati nei nodi. Se per un malaugurato caso si verificassero congestioni nei nodi, queste si possono propagare ovunque fino a rendere, nel caso peggiore, la rete inservibile anche in aree lontane: un problema grave, potenzialmente sistemico. Per quanto spiacevole per gli utenti, sistemico non sarebbe un disservizio temporaneo su una sola applicazione, come WhatsApp o Facebook di Mark Zuckerberg.
I regolatori sono già intervenuti, sia per la protezione delle reti sia per la tutela del consumatore. Stanno autorizzando gli operatori ad assumere forme di gestione del traffico di regola non consentite (come la strozzatura della banda per i flussi video troppo “pesanti”), in cambio dell’impegno ad aumentare la velocità del trasporto dei pacchetti; dal lato dei clienti impongono la riduzione temporanea dei prezzi sia al dettaglio che all’ingrosso, il divieto di disconnessione della linea per mancato pagamento delle fatture per gli utenti in difficoltà, ma avanzano anche la richiesta a questi ultimi di preferire da casa l’uso delle reti fisse in luogo delle più fragili reti cellulari. Agcom richiede di “ridurre al minimo necessario, anche in deroga alla regolamentazione vigente, i tempi di attivazione di accessi a banda ultralarga”. La Commissione europea chiede agli “over the top” (ad esempio Netflix e YouTube) di evitare l’erogazione di servizi video ad alta definizione.
Nella fase della “danza”, quando il ritorno alla normalità sarà parziale e le realtà urbane rappresentano un (relativo) pericolo, dopo che l’alfabetizzazione digitale è aumentata nel tempo del rigore, è possibile che parte delle famiglie che dispongono di seconda casa (il 15% in Italia) o di altre sistemazioni nelle aree rurali del paese decida di spostarsi. Anche chi abita fuori dai centri urbani densi del Paese potrebbe rendere stabili le attività svolte in modalità telelavoro; i loro bambini trascorreranno più tempo in casa e accederanno ai videogiochi. La domanda di traffico a banda ultra larga potrà dunque subire un’impennata, proprio a partire dalle aree finora meno coperte: gli operatori dovranno attrezzare accessi a banda ultra larga senza attendere i tempi lunghi degli accessi in fibra ottica.
Per fortuna TIM ha mantenuto in perfetta efficienza un’architettura basata su armadi di strada che in tempi molto brevi, grazie alla rimozione di vincoli regolatori, potrebbe provvedere a portare il servizio a banda ultra larga anche alle aree più remote, dove per i collegamenti di OpenFiber ci vorranno tempi ben più lunghi e si rischierebbe di viaggiare nei mesi prossimi a 64 kbit/s, rendendo impossibile il telelavoro. Possiamo avere fiducia: ben sappiamo che gli italiani sanno dare il meglio proprio nelle emergenze.
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marzo 24, 2020