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Archivio per il Tag »covid-19«

→  gennaio 4, 2022


Franco Debenedetti risponde all’articolo sull’accessibilità dei vaccini anti-Covid apparso sullo speciale “L’anno che verrà” di Repubblica. “Come abbiamo i No Vax, potremmo avere nazioni No Vax; se non riusciamo a convincere i primi a casa nostra, che faremo con le seconde in giro per il mondo? Stabilire a quali Paesi e in che quantità debbano essere forniti i vaccini richiede conoscenze e potere di coordinamento”

È singolare che Mariana Mazzucato, che ha avuto un grande successo – libresco per sua e nostra fortuna – propugnando che lo Stato possa e debba avere il ruolo di innovatore e investitore, di fronte alla pandemia sostenga che, per frenare questa e qualsiasi altra futura, siano le imprese private a doversi assumere i ruoli e le funzioni proprie degli Stati. È quello che si deduce da un articolo, scritto insieme a Jayati Ghosh, uscito per Project Syndicate e ripreso da La Repubblica del 2 Gennaio 2022.

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→  dicembre 30, 2021


Al direttore

Quale danno causano i No vax? Intendendo coloro che non vogliono farsi vaccinare, esclusi quindi coloro che per comprovati motivi sanitari non possono farlo. Trasmettono il contagio: lo fanno anche i vaccinati, ma l’esperienza tedesca dimostra che i No vax contribuiscono in modo sproporzionato alla diffusione del contagio. Aumentano il carico sugli ospedali, perché sono la maggioranza di quelli che si devono ospedalizzare, e che sono ricoverati in terapia intensiva. Con danno economico per tutti i contribuenti, ma soprattutto con danno sociale per i pazienti con altre patologie che non vengono ricoverati.

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→  marzo 20, 2021


Caro Direttore,

“Elisir di sì perfetta,/di sì rara qualità,/ne sapessi la ricetta,/conoscessi chi ti fa!”
Pfizer o AstraZeneca? Turbati, già se lo chiedevano Felice Romani e Gaetano Donizetti.

→  febbraio 12, 2021


Logico che non ci sia giornale o televisione che non descriva, tra l’ammirato e lo stupefatto, come Draghi, con la sua sola presenza, prima ancora di essere ufficialmente insediato, abbia scompaginato il quadro politico, dato nuova vita ai riti un po’ sclerotizzati della formazione dei governi, aperto nuove prospettive a un paese indebolito e provato. Incomprensibile invece che la maggior parte di loro non dedichi una riga o un minuto per riconoscere, non diciamo il merito, ma nemmeno il ruolo che, nel provocare questa svolta, ha avuto colui che avevano invece severamente condannato: colui che, per pura ambizione personale e imperdonabile incoscienza, aveva buttato in una crisi al buio un paese in piena pandemia. E parlo dei grandi giornali nazionali, delle reti televisive e della maggior parte dei loro autorevoli commentatori.

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→  dicembre 16, 2020


Al direttore.

L’influenza spagnola uccise, tra il 1918 e il 1920, da 50 a 100 milioni di persone, più della somma dei morti della Prima (17 milioni) e della Seconda guerra mondiale (60). Eppure sono 80.000 i libri che si possono sfogliare sulle guerre, sulla Spagnola ce ne saranno al massimo 400. Perché? Secondo Ivan Krastev, in “Is it Tomorrow Yet? Paradoxes of the Pandemic”, recensito dal Financial Times, la ragione è che è difficile descrivere una pandemia come lo scontro del bene e del male; manca una storia e manca una morale. Morire per una malattia invece che per una pallottola non è un atto di patriottismo o un eroico sacrificio, e non se ne può trarre nessun significato più profondo. Proprio così: dal morire di Covid non si può trarre nessun significato, e profonda è solo la sofferenza per arrivarci.

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→  novembre 24, 2020


La capitalizzazione delle 66 maggiori banche europee è diminuita di 250 miliardi di euro, circa il 25 per cento. Perché le azioni dei governi dovrebbero seguire il modello Amazon

Per liberare Dehli dai cobra che la infestavano, gli inglesi offrirono un premio per ogni carcassa di quel rettile; naturalmente gli indiani si misero ad allevare cobra, e quando il governo, accortosene, abolì il premio, gli indiani se ne liberarono: il risultato fu di avere di molto aumentato il numero dei rettili in circolazione. Il famoso caso è richiamato da Simon Samuels su Financial Times del 17 Novembre a proposito del divieto imposto alle banche di distribuire i circa 60 miliardi di euro di dividendi previsti per il 2020, per rendere i loro bilanci più pronti a sopportare i danni economici del Covid-19. Con la conseguenza che la capitalizzazione delle 66 maggiori banche europee diminuisse di 250 miliardi di euro, circa il 25%: logico, prendere un dividendo è la principale ragione per cui i risparmiatori comprano azioni di banche. Ma le banche hanno bisogno di capitale per fare prestiti, e la caduta del loro valore in borsa gli rende più difficile trovarne altro sul mercato. Risultato: diminuiscono i crediti proprio quando sarebbero più necessari. Non basterà eliminare il divieto, l’effetto perdurerà per anni: i risparmiatori hanno buona memoria.

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