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→  aprile 1, 2020


È una fortuna che il Governo goda di un giudizio positivo, anche se purtroppo non se lo merita. Dati, imprese, soluzioni. Idee per evitare che l’Italia guarisca morendo.

Sarà perché siamo tutto il giorno su Internet, sarà perché tutti siamo concentrati a cercar risposte agli stessi interrogativi, ma sembra che sia aumentata la velocità di circolazione delle idee: ancora pochi giorni fa erano quelle sui dati per conoscere il presente, adesso son quelle sul “dove stiamo andando” per evitare di perdere il futuro. C’è una logica comune tra la strategia per quali e quanti dati raccogliere, e quella per evitare che il Paese “muoia guarito”, per mutuare la frase di Renaud Girard, il grande cronista di guerra del Figaro. E ciò, com’è ovvio, chiama in causa il Governo, la sua strategia, la sua capacità di far ripartire il Paese. E il giudizio, come si vedrà, è del tutto diverso da quello che ci raccontano le analisi demoscopiche: giudizio sia su quello è stato fatto, sia su quello che ci si dovrebbe preparare a fare per riportare le aziende a produrre e la gente a lavorare; e sulle le ragioni culturali e politiche che ne sono alla base.

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→  marzo 30, 2020


Cosa vuol dire essere realisti davanti all’emergenza del coronavirus? Da mesi il Foglio aveva organizzato per il 28 marzo, a Milano, il Festival del Realismo. Doveva essere un’occasione di confronto tra economisti, politici, manager, rappresentanti delle istituzioni, collaboratori e giornalisti del Foglio sui temi dell’attualità politica ed economica e sulla sfide che attendono il nostro paese. L’emergenza coronavirus e le misure di lockdown decise dal governo hanno obbligato a cancellare l’evento pubblico. Da qui l’idea di trasformarlo in un “smart happening”. Due giornate di riflessione su quello che è l’Italia oggi e su quella che dovrà essere l’Italia del futuro. Gli ospiti sono intervenuti attraverso dei video.

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→  marzo 26, 2020


“È dagli anni ’80 che lo Stato si sente dire che deve mettersi sul sedile posteriore e lasciare il volante in mano alle imprese, lasciarle libere di creare ricchezza, intervenendo solo per risolvere i problemi quando emergono”. Così Mariana Mazzucato su Repubblica.
È da sette anni che la professoressa ci vuole convincere che Internet non l’hanno fatto migliaia di imprese e milioni di inventori, ma un organismo della difesa americana per avere un sistema comunicazione a prova di bombe; oppure che lo schermo touch è frutto dello stato imprenditore perché chi lo ha inventato stava studiando grazie a una borsa di studio pubblica.
Il suo strabismo non le consente di vedere che il PIL mondiale “dagli anni 80” è cresciuto 5 volte, che la quarta rivoluzione industriale e la seconda globalizzazione hanno tratto dalla miseria estrema più di un miliardo di esseri umani, di constatare che oggi “Capitalism, Alone!”: come dice Branko Milanovic, ci sono solo il capitalismo liberale-meritocratico in Occidente, e il capitalismo politico in Cina e dintorni.

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→  marzo 24, 2020


di Alberto Bisin, Natale D’Amico e Franco Debenedetti

Il lock down impone a tutti grandi sacrifici, lo reggiamo solo perché è evidente a chiunque che, in questa situazione, è il solo rimedio possibile. Ma l’ansia crescente con cui leggiamo il bollettino di guerra, non ne è la conseguenza inevitabile: dipende dalla carenza di analisi scientifiche per capire e spiegare cosa sta succedendo. E non può essere diversamente: perché manchiamo di dati oltre ai numeri, giornalieri e progressivi, di contagiati, guariti, morti. Certo di questo virus anche gli esperti conoscono poco, come sceglie le sue vittime, come le assale, come muta, se chi guarisce si può considerare immunizzato. Ma ci sono fatti che conosciamo o altri che potremmo conoscere se solo avessimo dati accurati su cui basare analisi attente.

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→  marzo 24, 2020


PER IL SOLE 24 ORE, NON PUBBLICATO

di Franco Debenedetti e Francesco Vatalaro

The Hammer and the Dance è il titolo di un articolo di Tomas Pueyo su Medium, in cui spiega le strategie contro il Coronavirus. Il martello è la strategia che ormai i paesi occidentali hanno abbracciato per invertire la curva dell’epidemia: distribuire gli ammalati su tempi più lunghi per evitare che il sistema sanitario ne sia stritolato. Il “martello” comporta il distanziamento sociale per tutti, l’isolamento domiciliare dei casi sospetti e la quarantena anche dei conviventi, la chiusura di scuole e università e via restringendo.

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→  marzo 19, 2020


di Franco Debenedetti e Natale D’Amico

Tutti i giorni leggiamo il bollettino di guerra, i numeri della nostra guerra contro il Covid-19. E ognuno cerca di estrarre dai numeri le risposte alle domande che ci assillano: come stiamo andando? I sacrifici che facciamo servono a qualcosa? Domande che a loro volta ne sottintendono una perlopiù inespressa: quando ne usciremo?

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