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→  settembre 6, 2013


Gli accordi di libero scambio, come potrebbe essere quello transatlantico se andasse in porto, consentono operazioni che recano vantaggi ai consumatori. Giorgio Barba Navaretti («I confini delle imprese», Il Sole24Ore del 4 settembre) coglie al volo la singolare coincidenza tra la scomparsa di Ronald Coase e le due mega operazioni, l’acquisto dei telefonini Nokia da parte di Microsoft e il riacquisto da parte di Verizon della quota detenuta da Vodafone in Verizon stessa, per spiegarne la ratio alla luce della teoria dei costi di transazione, uno dei contributi maggiori per cui Coase è stato insignito del Nobel. Vale però anche l’inverso: se l’abolizione delle barriere tra aree economiche porta vantaggi, a mantenerle si rischia di «restare con un palmo di naso». È quello che, se non perdiamo le cattive abitudini, potrebbe capitare a noi.

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→  luglio 25, 2013


Sono molti quelli che, pur professandosi estimatori di Matteo Renzi per le doti di comunicatore, per la franchezza, per il coraggio di attaccare i castelli (e i castellani) ideologici della sinistra, gli rimproverano di essere una pagina bianca e gli chiedono di riempirla: vuoi andare al Governo, per che fare? Renzi non risponde, e fa bene, non per prudenza, ma per chiarezza. Chi fa questa domanda si aspetta una risposta in termini di programmi, cioè di policy, mentre la domanda ha senso solo se viene posta in termini di visione, cioè di politics.

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→  luglio 11, 2013


Se i nostri problemi economici sono grandi, grandi, si pensa, hanno da essere le cifre da mettere in gioco per risolverli. Affascinano gli stock, a incominciare dalla montagna del nostro grandissimo debito che altri prima di noi hanno lasciato che si formasse; annoiano i rivoli (più spesso fiumi) che oggi continuano a fluire e a lambire. Piacciono le cose grandi, da fare o (meglio) da chiedere, il colpo risolutivo: non si fregia di visione politica chi parla di gestione, che riduce «soltanto» i costi e migliora «soltanto» i risultati.

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→  giugno 2, 2013


After the music stopped. The financial crisis, the response, and the work ahead.
Alan S. Blinder,
The Penguin Press New York,
pagg. 476, $ 29,95


«Abbiamo bisogno di conoscere la storia dello storico per comprendere la versione che ci mette dinnanzi». Cade a proposito l’osservazione di Julian Barnes, quando la storia è quella della Grande Recessione e a darne la sua versione è Alan S. Blinder: professore a Princeton dal 1971, membro del Council of Economic Advisors del presidente Clinton, vicepresidente del Board of Governors alla Fed, Democratico, keynesiano pragmatico (senza premio Nobel, per intenderci), Blinder è figura di rilievo di quel mondo accademico – regolatorio – politico a cui appartengono anche coloro, nella Fed di Washington e di New York, al Tesoro e al Congresso, che di questa storia sono stati protagonisti. È per la sua storia personale se le sue coordinate di riferimento sono i rapporti politici, quelli interni al Congresso e alle sue commissioni, come quelli tra esecutivo e opinione pubblica; se le pagine più vivaci sono i resoconti delle riunioni del Comitato di Mercato Aperto della Fed, o degli incontri tra Tesoro, Fed e banchieri al culmine della crisi.

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→  maggio 26, 2013


È solo la punta dell’iceberg il problema della liquidità, quando si parla di finanziamenti alle Pmi. C’è anche la difficoltà nel trasmettere all’eurozona la politica monetaria della Bce: tant’è che il tema era nell’agenda della riunione di giovedì dei 23 membri del board della Banca centrale. Ci sono le difficoltà delle aziende, e non solo quelle e specifiche di quelle italiane: tant’è che ne parlava la Frankfurter Allgemeine Zeitung del 16 Maggio in uno “speciale” di 8 pagine dedicato alle difficoltà che sta incontrando il Mittelstand, colonna portante del sistema industriale tedesco. Chi guarda solo alla punta dell’iceberg, considera il finanziamento alla stregua della cassa integrazione, cioè uno strumento per sopravvivere. Chi pensa al ghiaccio che sta sott’acqua, guarda alla crisi in un modo diverso: invece di essere ansioso su “come fare” per arrivare alla fine della crisi, è preoccupato di “come essere” quando inizierà la ripresa. You never let a serious crisis go to waste, per citare Rahm Emanuel.

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→  maggio 3, 2013


«Lavoro per tutti».
A leggere il titolo sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung si strabuzzano gli occhi. Invece è proprio così: la Germania è sulla buona strada per raggiungere la piena occupazione, per la seconda volta in mezzo secolo, la prima essendo quella del miracolo economico di Ludwig Erhard.

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