→ agosto 7, 1997
Al Direttore
“Entra Franco Debenedetti fasciato in un vestito a forma di sigaro” (Il Foglio del 9): dopo un’estate austera e un recente addio all’avana, due ferite in un colpo solo! “La sera ha un suo ovvio romanticismo”: per l’illuminista, ancorché di rito scozzese, arriva il terzo colpo. Fortuna che a Cernobbio non c’ero: l’ho scampata bella! Cordialmente.
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→ aprile 22, 1997
Al Direttore.
Credo fosse due anni fa, una calda giornata di sole. All’Università La Sapienza si dibatteva di liberalizzazione delle telecomunicazioni. E’ inaccettabile, sostenevo, che alla vigilia (fa fin tenerezza ripensarci!) della sua privatizzazione il monopolista pubblico si annetta anche il monopolio del cavo nelle città, e di I ì si conquisti l’ingresso nel settore televisivo. Lo sostenni con foga, tanto che Miro Allione, allora amministratore delegato di Stream, lasciò la sala indispettito. Se il suo successore Io sapesse avrebbe oggi un motivo in più per sorridere soddisfatto: Stet Telecom sta per concludere l’accordo che sancirà la sua entrata a vele spiegate nella televisione; non solo in quella via cavo, dove ormai più nessuno è in grado di contrastarla, ma in quella satellitare.
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→ febbraio 21, 1997
Al Direttore.
Che i governi di coalizione siano costretti a politiche di stop and go, tra sortite coraggiose e ritirate strategiche, è naturale. Ma nel caso nostro, dov’è il go?
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→ febbraio 19, 1997
Al Direttore.
I miei tentativi di applicare l’ermeneutica alla lettera di Giovanni Gabriellini (Il Foglio del 14 febbraio) non producono risultati atti a far ridere l’elefantino. Costituzionalizzare Maastricht? Ma a Dublino abbiamo fatto di più, abbiamo firmato le cambiali. Introdurre in Costituzione principi e valori coerenti con l’economia di mercato? Ci sarebbe voluta la Costituente.
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→ agosto 28, 1996
Al direttore.
Leggendo che “in Parlamento il partito Olivetti è ovviamente rappresentato dal senatore progressista Franco Debenedetti” (“Analisi – anche malevole – delle opinioni su Stet”, Il Foglio del 24 agosto), abbozzo dapprima una difesa sprezzante: “nun c’è bisogno ‘e zingara”, che aprire spazi all’iniziativa privata sia una delle ragioni per combattere monopoli e posizioni dominanti, questa si e un’ovvietà. E poi è chiaro, per l’articolista l’”ovviamente” di oggi sostituisce l’”oggettivamente” di ieri.
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→ marzo 8, 1996
Ha ragione chi sostiene che in Italia si confrontano una sinistra statalista e una destra liberista? Magari fosse così! In realtà non ci è dato avere un panorama politico su cui tale contrapposizione limpidamente si stagli: ci sono invece le ombre lunghe di vecchie cappe ideologiche, la caligine della mancata soluzione al problema della stabilità di governo, Lo statalismo è ancora la strada più sicura per assicurarsi il consenso, ai paladini del mercato e della concorrenza viene garantita appena una decorosa sopravvivenza: in entrambi gli schieramenti. Amara, ma realistica considerazione per quella minoranza che, come me, vorrebbe vedere restringersi l’ala delle politiche centraliste. dileguare i residui di illusioni pianificatorie.
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