Caro Salvati, perchè alla Bicamerale taci sui conti pubblici?

aprile 25, 1997


Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali


Caro Michele,

molte occasioni che ci han­no accomunato nei giudizi critici per la sopravvivenza nella politica italiana di visioni ostili al mercato, ho considerato il tuo impegno diretto un fatto molto positivo nel pano­rama politico, mi sono since­ramente rallegrato per il tuo ingresso in Bicamerale.

In questi giorni, ed ancor di più dopo le notizie giunte da Bruxelles, non riesco a farmi ragione di una circostanza ai miei occhi incomprensibile: posto che la credibilità per en­trare in Europa non è fondata solo sui saldi di bilancio o sul­la riforma del welfare, ma an­che su interventi sul funziona­mento dei mercati, io mi aspet­tavo che dalla Bicamerale do­vesse uscire un contributo fat­tivo sui temi della costituzione economica. Invece, silenzio.

È vero, a questi temi, costret­ti tra giustizia e sistemi eletto­rali, si offre una finestra angu­sta. Ma c’è una questione di fondo: qualunque sia il model­lo di rafforzamento dell’esecu­tivo — semipresidenziale o premierato — l’esecutivo verrà auspicabilmente rafforzato nei suoi poteri di spesa.

Molti colleghi in Bicamerale pensano di blindare la legge di bilancio, a limitare i tetti del deficit provvederà già Maa­stricht ed il patto di stabilità. Ma che conseguenza avrà rafforzare l’esecutivo senza indi­care limiti alle risorse che potrà prelevare? Si può disegnare uno Stato federale senza dire come si ripartirà il prelie­vo fiscale? Una Costituzione come la nostra, così sbilancia­ta dal lato dei diritti «sociali», non deve essere riequilibrata ponendo un limite alle risorse per farvi fronte?

Il livello di prelievo a cui ot­tenere l’equilibrio di bilancio resta e resterà nella discrezio­ne dei singoli Stati. È mia con­vinzione che porre in Costitu­zione principi qualitativi che limitino il prelievo — così co­me riconoscere il ruolo di mer­cato e concorrenza — contri­buirebbe al nostro ingresso in Europa più significativamente di una frazione di punto di eventuale scostamento dal li­mite così faticosamente inse­guito.

Né questo è necessariamente un tema «di destra», si possono immaginare regole in funzione anticiclica, che impegnino a riduzione del prelievo nei cicli negativi, della spesa in quelli positivi.

Confidavo che gli interessi culturali di una vita avrebbero esercitato su di te la loro «attrazione fatale», e che i temi della costituzione economica ti avrebbero consegnato, eco­nomista tra tanti giuristi, un ruolo da protagonista. Ma tu, caro Michele, su questo finora taci. Mi sono quindi deciso a rendere pubbliche queste mie preoccupazioni, anche per darti un’occasione: facciamo si che la Bicamerale non sia solo una plaza de toros su co­me si conducono i processi pe­nali.

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