Berlusconi, il Corriere e le leggi antitrust

settembre 21, 2010


Pubblicato In: Giornali, La Repubblica


Lettera al direttore

Caro Direttore,

“Se il Cavaliere compera il Corriere della Sera” : il titolo del “sabato” dell’11 settembre di Giovanni Valentini attirava l’attenzione, e gli avevo scritto in via privata e colloquiale. Poiché dedica l’ultimo “sabato” a polemizzare pubblicamente contro un suo personale riassunto di quella lettera, debbo fare alcune precisazioni.
Basta scorrere l’elenco dei membri dell’attuale gruppo di controllo del Corriere per dedurne che l’ipotesi che acconsentano a venderlo, a Berlusconi, oggi, è davvero surreale. Ma in ogni caso, anche questa concentrazione dovrebbe essere dichiarata all’Antitrust, oltre una certa dimensione a quella europea, che aprirebbe un’istruttoria bocciandola se lesiva della concorrenza. Inoltre trattandosi di media, interverrebbe l’AgCom, anche su segnalazione di chi vi abbia interesse, con una sua istruttoria volta a verificare che non solo nel sistema integrato delle comunicazioni ma nei singoli mercati rilevanti definiti dalla direttiva europea, non si costituiscano posizioni dominanti, tendo conto di vari indici, tra cui i ricavi e la diffusione. L’AgCom ha i poteri per inibire operazioni idonee a determinare situazioni vietate, per ordinare dismissioni; ogni atto in contrasto con i suoi divieti è nullo; tutti i procedimenti sono pubblici.

La legge assume anche per i media il criterio base della dottrina e della prassi antitrust, cioè l’analisi oggettiva dei mercati; al contrario della Mammì, che assume quello dei criteri a priori, arbitrari e destinati, in un mercato in rapido cambiamento, a essere superati. Tutte le leggi hanno dei varchi: se Valentini li trova nei divieti della Gasparri, li indichi. Ma opporsi perché ogni legge può essere aggirata, rende inutile scriverne, sia in lettere che in articoli. E contraddittorio auspicarne di nuove.

La risposta di Valentini.
Non vedo come si possa ritenere “privata e colloquiale” una lettera su un argomento di interesse pubblico, inviata all’indirizzo di posta elettronica che compare ogni settimana sul giornale in calce alla mia rubrica. In ogni caso, non mi sembra di aver violato alcuna regola di riservatezza. E credo, anzi, di aver sintetizzato correttamente le tesi che l’ex senatore Debenedetti ripete e conferma peraltro in questa lettera. La sostanza e la fondatezza della mia replica, perciò, non cambiano.
Giovanni Valentini.

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