Bankitalia, le "scalate" e la nuova indipendenza

marzo 26, 2005


Pubblicato In: Corriere Della Sera, Giornali

corrieredellasera_logo
Istituzioni e regole

“Palazzo Koch, l’unica merchant bank in cui non è necessario saper parlare inglese”. Osservando l’andirivieni di banchieri, assicuratori, costruttori italiani, tutti alla ricerca della via nazionale nelle vicende BNL e Antonveneta, a qualcuno potrebbe venire in mente di parafrasare la feroce battuta di Guido Rossi su Palazzo Chigi, unica merchant bank in cui non si parla inglese.

Anche se del tutto ingiusta e ingiustificata, la frase del grande giurista è rimasta attaccata a Massimo D’Alema. Contarono allora i segnali deboli delle apparenze; a maggior ragione potrebbero contare oggi che tanto deboli non sono. Non lo è certo la visita resa ieri da Gianni Letta ad Antonio Fazio, questa volta neppure mascherata da occasione conviviale. Che cosa è andato a fare il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dal Governatore della Banca d’Italia? Se a comunicare gli orientamenti politici del Governo, le sue indicazioni erano da respingere come irricevibili: gli assetti proprietari del sistema bancario, di legittimo interesse politico, sono irrilevanti ai fini della stabilità e preferenze in base alla nazionalità degli attori sono in contrasto con la legislazione comunitaria sulla concorrenza. Se a chiedere informazioni riservate, doveva ricevere lo stesso diniego che Fazio oppose a Tremonti nella famosa riunione del CICR.
Stiamo rischiando grosso: in gioco c’è il patrimonio di indipendenza di Bankitalia. L’indipendenza delle Autorità, concetto elusivo se basato su caratteristiche personali, diventa solido solo se ancorato a procedure: nomine in cui sia esplicita la responsabilità politica; istruttorie trasparenti e con contraddittorio; decisioni motivate e appellabili. Nel caso di Bankitalia, l’indipendenza è affidata invece alla sua storia, alla statura intellettuale e morale dei suoi vertici. Pilastri formidabili, ma vulnerabili, da preservare con estrema cura. Il rischio è ben più serio che il via vai dal portone di Via Nazionale, sta in una duplice contraddizione, tutta interna a Bankitalia, tra i suoi compiti istituzionali e i poteri che Antonio Fazio le ha attribuito per esercitarli, in particolare il quasi divieto delle OPA ostili, il sospetto verso quelle amichevoli, le istruttorie segrete in tempi lunghissimi. Una prima contraddizione riguarda il potere antitrust: dove il rischio è che l’assetto del settore bancario sia non il risultato delle forze di mercato, che premiano il più efficiente, ma l’espressione dei giudizi del Governatore, che ne porterebbe la responsabilità. La seconda contraddizione riguarda la vigilanza, e l’opportunità che essa, più che dal potere nel sanzionare, risulti dall’autorità nel prevenire. L’autorità sarebbe ferita anche dal solo sospetto di non imparzialità: e come è possibile fugarlo del tutto, se Bankitalia appare essere stata non estranea nel determinare assetti proprietari e di governance?

Queste considerazioni sono al centro della discussione, ripresa in Senato, della legge sul risparmio, e certo i comportamenti di Bankitalia su queste vicende influiranno sul parere del legislatore. Ma i rimedi istituzionali richiedono tempi lunghi, mentre qui si deve agire in fretta. C’è un solo modo per farlo: dimostrare coi i fatti che si intende lasciare decidere al mercato e rispettarne gli esiti. Solo se daremo le prove di essere un mercato, possiamo sperare di essere la sede di grandi banche e non solo dei loro sportelli, come ha auspicato Massimo D’Alema l’altra sera a Porta a Porta. Consob e Bankitalia hanno gli occhi addosso: bando all’esprit florentin (e dintorni) nell’usare gli interstizi della legge, bando a invocare a sproposito la tutela del risparmiatore. Si dia spazio agli strumenti principi del mercato, OPA e contro OPA. Queste sono le sole indicazioni che il Governo può dare. Un Governo che richiama le Autorità di controllo al rispetto delle leggi, è già cosa singolare: ma, dati i tempi che corrono, non inutile.

Invia questo articolo:
  • email
  • LinkedIn



Stampa questo articolo: