Vincitori e vinti nel vocaboalrio della crisi – l'opinione di Marco Fortis

ottobre 12, 2009


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di Marco Fortis

OUT: POST INDUSTRIALE

Non sappiamo se questo termine scomparirà ma certamente sarebbe un bene se perdesse un po’ di appeal almeno per quanto riguarda l’economia. Per anni si è vagheggiato di un mondo avanzato che potesse quasi smettere completamente di produrre beni materiali, delegando tale compito ai Paesi emergenti, approfittando del loro più basso costo del lavoro e magari anche delle loro regole ambientali meno rigide. Ma così esagerando, e puntando solo sui servizi, mezzo mondo si è messo a consumare senza produrre e ad investire senza risparmiare, moltiplicando ricchezza di carta che questa crisi globale ha bruciato in pochi mesi.

IN: REAL ECONOMY

Adesso che gli anglosassoni hanno scoperto la “real economy” e l’importanza di un ritorno alla sua centralità nello sviluppo economico. Dopo anni di sbornia di immobiliare e finanza si ricomincia a parlare di industria manifatturiera, di agricoltura, di turismo: insomma del cuore di quella che l’Eurostat definisce “Economia non finanziaria”. In questo nuovo mondo, in cui, per usare le parole del Premier cinese Wen Jiabao, occorre “rafforzare l’equilibrio tra finanza ed economia reale”, per l’Italia ci sarà più spazio: perché per valore aggiunto della manifattura e dell’agricoltura, nonché per arrivi di turisti stranieri, siamo il quinto paese del G20 e non il decimo come dice il PIL.

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FRANCO DEBENEDETTI
di Franco Debenedetti – Il Sole 24 Ore, 12 ottobre 2009

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