Archivio per il Tag »scuola«
→ settembre 7, 2023

“Se i figli non vanno a scuola pene più severe ai genitori”. L’ha detto Giorgia Meloni a Caivano: e Claudio Cerasa ha replicato: ”Dacci oggi il nostro populismo quotidiano”.
Subito accontentato: il Consiglio dei Ministri sta preparando un provvedimento sul contrasto al disagio giovanile, in cui è prevista una pena fino a due anni di reclusione per i genitori che non mandano a scuola i figli.
Son oltre due secoli che si ragiona di delitti e di pene. Quando leggo di omicidi premeditati, perpetrati da chi poi non fa nulla per sfuggire alle proprie responsabilità, mi chiedo quale sentimento riesca a prevalere sulla certezza di passare in carcere quel che resta di vita. Certamente non c’è più nessuno (in Italia) che pensi che questo sentimento non prevarrebbe se il delitto prevedesse la pena di morte.
La relazione tra gravità del delitto compiuto ed entità della pena che esso comporta definisce una società. Ritenere che esista una relazione diretta tra numerosità del delitto e afflizione della pena è una fallacia populista, a cui ricorrono sovente i governi per guadagnarsi un facile ma inefficace consenso. E’ invece utile, e non solo nel caso dei macabri delitti da cui ho preso spunto, approfondire il rapporto tra la forza del sentimento che induce a compiere atti che infrangono la legge e la coscienza delle conseguenze che potrebbero convincerli a non farlo.
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→ maggio 17, 2023

Se si parla di innovazione non si può che partire dalla scuola. Perché, uscendo da lì, i ragazzi entreranno in un mondo retto dalla concorrenza, dove beni e servizi vengono confrontati e scelti per il loro valore relativo: studenti più preparati e più abituati a una sana competizione saranno anche adulti più in grado di cogliere le opportunità e di provare a innovare anche loro, contribuendo alla crescita per tutti. E’ esattamente il contrario di quello che fa oggi la nostra scuola: che non vuole giudicare e non vuole essere giudicata.
→ maggio 16, 2023

di Franco Debenedetti e Serena Sileoni
La sfida comincia dalla scuola. Fondazioni comunali per valorizzare il merito e differenziare l’offerta. Idee
Innovazione, invenzione, imprenditorialità, crescita: sono nomi di cose diverse, ma tutte legate tra loro. L’innovazione non arriva su ordinazione ma è il portato di una straordinaria e continua serie di esperimenti, “setacciati” dal libero mercato.
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→ febbraio 28, 2023

Franco Debenedetti a proposito di “Radicalità” di Carlo De Benedetti: sì, c’è bisogno di scelte decise, ma si deve anche rimettere l’istruzione in testa a un programma di riforme. Con la giusta fiducia nell’Italia e negli italiani
Anticipandomi l’invio del suo ultimo libro, mio fratello tenne a premunirsi, avvertendomi che non sarei stato d’accordo con quanto aveva scritto. Ma è lui a ricordare che in famiglia ero noto come un bastian contrario: e quindi proprio qui lo smentisco. Condivido infatti, prima di tutto, il titolo: in quel “radicalità”, rosso al centro della copertina, riconosco il suo carattere e concordo che sia l’approccio necessario per attuare ciò di cui ha bisogno questo paese. Senza dover andare fino a pagina 103 per trovare “non credo, sotto alcuna forma, alle imprese di stato e non possono essere i governi a presidiare l’innovazione”, frase che ovviamente condivido in toto. Non sono d’accordo invece su quello che non ha scritto, cioè mettere la scuola in testa al programma di riforme. Che i risultati del nostro sistema educativo, confrontati a quelli di altri stati, siano imbarazzanti, è noto; noto che la scuola è il più sicuro strumento per favorire la crescita, e con quella abbattere un po’ per volta il nostro 156 per cento di debito in rapporto al pil. e per attivare l’ascensore sociale. Ma la nostra scuola, renitente a giudicare, rifiuta di essere giudicata: hanno messo la parola “merito” nel nome del dicastero della Pubblica istruzione, ma per superare le reazioni degli insegnanti e dei loro sindacati al solo nominare la prospettiva di introdurre criteri di valutazione del merito, sarà necessario mobilitare tutta la radicalità disponibile.
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→ agosto 26, 2022

Basta con i programmi che parlano solo di qualche soldo in più (sacrosanto) ma senza premiare il merito. Occorre un nuovo punto di vista. Il progetto “Scuole Pubbliche Autonome” è il cambiamento vero. Eccolo
Per chi votare? Per me è semplice: voterò per chi ai primi posti del suo programma mette la scuola. E non solo aumentando gli stipendi, come è pur giusto fare, ma farlo premiando il merito (e senza ricorre a penosi trucchetti, ad esempio quello di inventarsi la categoria del “docente esperto”, cfr. “Docente ‘esperto’ o ‘diversamente anziano’, di Luigi Oliveri, Phastidio, 8 Agosto 2022).
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→ luglio 30, 2020

Tornato a Roma, Conte ha perso l’occasione per confermare che quello di Bruxelles non è stato solo un successo tattico negoziale suo, ma una strada imboccata dall’Italia per “recover” dal colpo della pandemia: quella di dichiarare chiusa la polemica sul MES, accettandolo senza ulteriori discussioni. Doveva farlo non solo per coerenza con quando aveva detto quando cercava di prender tempo, e cioè che avrebbe deciso l’accesso al MES dopo aver visto l’esito delle discussioni sul Recovery Fund, e neppure per ragioni di convenienza economica: doveva farlo per ragioni di logica. Infatti per dare garanzia che l’Italia, senza bisogno di condizionalità, avrebbe usato le risorse per gli scopi per cui ci sono stati concessi e non le avrebbe sprecate in aumento della spesa pubblica, bisogna dimostrare che sono state abbandonate le cause che questo esito hanno, anche in tempi recenti, prodotto. E queste cause sono ideologiche. Mostra di averlo in mente il segretario del PD Nicola Zingaretti quando pone il loro superamento come presupposto per realizzare il vasto piano del suo articolo sul Corriere della Sera del 25 Luglio. Ideologie, come certo ricorda, le hanno (o le hanno avute) in tanti, alcune risorgono sotto nuove spoglie, come quella dello Stato, imprenditore per alcuni, salvatore per tanti. Ma il rifiuto del MES è ideologico in modo emblematico, attivarlo al ritorno da Bruxelles era una occasione per emblematicamente dimostrarlo.
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