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→  settembre 8, 2020


Intervista di Andrea Montanari a Franco Debenedetti

Per l’ex senatore e saggista l’ingresso dello Stato, tramite Cdp, in Autostrade, rete unica e forse Borsa non è positivo

Le reti e le infrastrutture di connessione, telefoniche o via web, sono considerate l’asse potante dell’economia di un Paese. Ma in Italia assistiamo a un’accelerazione di interventismo statale, ovviamente sempre a mezzo Cassa Depositi e Prestiti. Per la rete unica per la banda ultra larga è stata costituita una società tra Cdp e Tim i cui confluiranno la rete di Tim e Fastweb da un lato e quella di OpenFiber dall’altro. Un processo che richiederà molti mesi per diventare operativo. L’altro fronte è quello di Autostrade per l’Italia, da cui dovranno uscire i Benetton. E perfino Cornegliani, una media azienda di abbigliamento di lusso per uomo. Si parla di Cdp anche per la Borsa Italiana (vedere articolo a pagina 3) oggi di proprietà del London Stock Exchange che per motivi antitrust dovrà venderla. Sarebbe un paradosso se il luogo simbolo del mercato fosse nelle mani dell’ente simbolo della sua negazione. Dovremmo attrarre più aziende a quotarsi, a fare lo sforzo di affrontare il giudizio del mercato, e di farne fonte di f8nanziamento: ma se anche la Borsa diventa di Stato, il messaggio che si manda ad aziende e a investitori è che l’Italia è una economia socialista.

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→  agosto 29, 2020


Se non varrà la legge di Murphy, cioè se TIM manterrà il controllo della rete, con un’importante poltrona di rappresentanza per Open Fiber, avremo finito di mangiare, come da cinque anni a oggi, fibra e ideologie. Ne ho contate cinque: del ritardo nella banda larga; del rischio di sprecare investimenti; della superiorità di una tecnologia; del pregiudizio contro le reti verticalmente integrate; dei fallimenti di mercato.

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→  agosto 23, 2020


Caro Direttore,
che l’on.le Delrio ricordi con nostalgia “le esperienze” fatte durante il governo Renzi con il piano BUL (banda ultra larga) è comprensibile. Del tutto incomprensibile dedurne che “lo Stato debba avere il controllo completo della rete”: il piano BUL diceva infatti il contrario.

Diceva che lo Stato destina risorse economiche in zone a fallimento di mercato, poi identificate in aree disseminate in oltre 7000 Comuni, svincolandole dalla rete di TIM, ritenendo di usare i cavidotti Enel. C’è chi dice che i tre bandi di gara che seguirono fossero pensati per Enel-Open Fiber, che effettivamente li vinse. Numerosi gruppi privati espressero interesse e, se avessero vinto, ora ci troveremmo di fronte a una serie di reti private. Evidentemente la rete unica non era nei piani.

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→  agosto 20, 2020


La marcia dei 40 mila e il referendum. In due occasioni cercò di rendere l’Italia un paese più europeo

Vedevo Romiti una volta al mese per portargli i conti, quando capitava per una proposta o per un problema, a volte, per guadagnare tempo anche in macchina alla fine della giornata. In Fiat era in corso la razionalizzazione in sette settori autonomi della conglomerata che l’azienda era diventata, un po’ per l’eredità dell’autarchica “Fiat, Terra Mare Cielo”, un po’ quando si trattava di sostenere la motorizzazione post bellica degli italiani. Uscito mio fratello dopo i famosi 100 giorni, Umberto Agnelli mi aveva messo a dirigere il settore “Componenti”, una ventina di aziende, dall’Olio Fiat alla Magneti Marelli. Verso Cesare Romiti ho un debito di riconoscenza: se fu il periodo più di soddisfazione della mia vita lavorativa, è anche per merito suo. Non solo per la sua rapidità e acume nel leggere i numeri, nel capire le situazioni: ma anche perché aveva una caratteristica che raramente ho trovato in altri (e che con alterni successi provato a imitare): ti faceva sentire come se quello che gli stavi dicendo fosse per lui la cosa più importante al mondo. Fu per un disaccordo con lui su una questione di principio che lasciai la Fiat. Fu per me un momento di grande emozione: “Signora – chiamò – porti un bicchier d’acqua all’ingegnere”.

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→  agosto 15, 2020


Campagna per il no! al referendum costituzionale del 20-21 settembre 2020.

“C’è chi dice no! al taglio della democrazia” – Apertura della campagna del Partito Radicale contro il taglio dei parlamentari”.

→  agosto 12, 2020


Richiedendo al cda di Tim di sospendere, in attesa di istruzioni, l’accordo con Kkr mentre lo stava approvando, il governo avanza una sorta di «ius primae noctis» societario. Che la lettera avesse le firme di Gualtieri e di Patuanelli rimanda a una questione politica: le troppe volte che il Pd cede al rosario delle questioni identitarie del M5S. Identitarie, per il Pd, sono state le riforme di Amato, Ciampi e Prodi, e tutto quello che si è fatto e cercato di fare per avvicinare il Paese all’Europa: e che oggi viene un pezzo per volta smantellato. E anche per questo che il Pd corre il rischio di perdere il Nord.