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Archivio per il Tag »musica«

→  agosto 22, 2013

Intervento tenuto il 14 Agosto alla 46esima edizione del Festival Musicale di Asiago

Invecchiando, c’è chi scrive la propria autobiografia. E c’è chi si limita a rievocare episodi: per fissare un ricordo, magari per professare un amore.

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→  maggio 5, 2011



Per chi lo ha sentito suonare è difficile criticare il conduttore e pianista israelo-argentino Daniel Barenboim.
Inoltre, gli artisti israeliani non si sono mai sottratti alle provocazioni e di politica parlano sempre nei loro romanzi, nei loro film, nelle loro performance. Eppure il concerto che Barenboim ha tenuto ieri a Gaza, bastione di terrore e sharia retto da Hamas, è stato un passo falso anche all’interno della generosa militanza filopalestinese di Barenboim. Il maestro non è nuovo a provocazioni (è stato lui a suonare per primo in pubblico in Israele le opere di Richard Wagner), ma per la prima volta ha diretto nell’enclave di Hamas un’orchestra di musicisti provenienti da tutta Europa, inclusa la Scala di Milano.

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→  gennaio 23, 2011


di Arnaldo Benini

All’inizio del secolo scorso Arnold Schönberg era certo che da lì a cinquanta anni la sua musica sarebbe stata fischiettata per le strade. Anche la musica di Beethoven, diceva, non fu capita fino al successo di Freude schöner Götterfunken. Schönberg è morto quasi sessanta anni fa e la musica dodecafonica sua e di Theodor Adorno, quella concreta di Karlheinz Stockhausen, i collage di rumori di Pierre Henri, le composizioni di Alban Berg, di Pierre Boulez non trovano accesso alla cultura di massa. Se si suona quella musica, hanno scritto i musicologi Christoph Drösser e Alex Ross, le sale si svuotano.

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→  gennaio 8, 2011


di Alessandro Baricco

Alle volte la storia della cultura diventa un enigma di tale eleganza da rendere incomprensibile l’ istinto dei piùa occuparsi di altro. Per rimanere a questioni del tutto marginali, ma su cui ci giochiamo la nostra identità, una cosa che è diventata ormai difficilissima da capire, ad esempio, è il rapporto che c’ è tra noi e la modernità novecentesca (chiamiamo infatti moderne cose che nascevano quando morivano i padri dei nostri nonni). Il problema, paradossale, è che spesso il pubblico non ha ancor digerito delle novità che nel frattempo sono diventate reperti del passato. Ciò che è moderno non è più contemporaneo ma è ancora traumatizzante. Che senso ha? È come se fossimo ancora lì che cerchiamo di imparare a usare il magnetofono, senza riuscirci. Ha senso insistere,oè meglio passare direttamente all’ Ipod?

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→  gennaio 8, 2011


di Alex Ross

Le note senza pubblico

Benché sia trascorso ormai un secolo da quando Alban Berg e Anton Webern riversarono sul mondo le loro aspre sonorità, i classici moderni sono considerati tuttora indigesti da buona parte del pubblico dei concerti. All’ ultima stagione della New York Philharmonic, al momento dell’ esecuzione dei Tre pezzi per orchestra di Alban Berg decine di persone hanno lasciato la sala; e un gruppo altrettanto nutrito ha disertato Carnegie Hall quando la Filarmonica di Vienna ha affrontato le Variazioni per orchestra di Schoenberg.

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