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→  giugno 29, 1995


Sul tema privatizzazioni-liberalizzazioni, Enel, Stet, Authority abbiamo da un lato un’imponente mole di contributi, di proposte, tecniche e politiche, dall’altro un governo che continua imperterrito per la sua strada: le aziende di pubblica utilità devono essere privatizzate così come sono, la liberalizzazione dei relativi servizi è problema cui altri dovranno provvedere. Col che si pone un serio problema alla maggioranza che sostiene il governo Dini: essa sostiene sì la politica di bilancio, di cui le privatizzazioni sono parte fondamentale; ma la stessa maggioranza si è espressa in modo non equivocabile in favore di una liberalizzazione che proceda almeno contestualmente alle privatizzazioni (ad esempio con la mozione Salvi del 16 Marzo).

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→  giugno 18, 1995


La proposta di Ricardo Levi (‘Da aquila selvaggia un’idea per la Stet’, sul Messaggero), induce a riflettere sui lenti e tortuosi passaggi attraverso cui questo paese si sta abituando all’idea di mercato e di concorrenza. Non sono passati molti anni da quando il ministro Guarino proponeva di privatizzare vendendo azioni di Iri e di Eni; solo pochi anni fa l’idea che lo Stato (o i Comuni) potessero scendere sotto la fatidica soglia del 51 per cento era considerata eresia. Scegliamo il mercato per necessità: quando l’Iri è vicina alla bancarotta, quando abbiamo difficoltà a sottoscrivere il debito pubblico.

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→  giugno 15, 1995


I referendum hanno punito errori tattici e strategici della sinistra. Tattici per aver proposto un confronto in condizioni prevedibili e di cui è quindi inutile lamentarsi. Strategici per avere confusamente sovrapposto due problemi reali, (la concentrazione industriale e il conflitto di interesse), impropriamente usandoli per cercar di battere un avversario politico. Errori nati da un’enfatizzazione eccessiva del potere del mezzo televisivo sull’autonomia di giudizio dell’elettorato,che ha invece risposto con chirurgica precisione ai quesiti referendari. Di tutto ciò Massimo D’Alema sembra essere perfettamente cosciente, e si spera che ad analoghe riflessioni siano indotti gli estremisti, di sinistra e di centro.

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→  giugno 11, 1995


La Stet investirà 12 mila Mld da qui al 1998 per collegare con il cavo 10 milioni di abitazioni; finanzierà l’investimento senza ricorrere ad aumento di capitale; si propone in tal modo di entrare nel mercato del multimediale. Le affermazioni di Ernesto Pascale, all’assemblea Stet, meritano qualche commento.
Come è noto, per trasmettere programmi televisivi ci vogliono cavi diversi dal normale doppino telefonico. Lo sviluppo della tecnologia giustifica l’investimento in una nuova rete, in alternativa a quella telefonica esistente, e in concorrenza dunque con quella del monopolista.

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→  giugno 4, 1995


La ripresa della domanda, scrive il governatore Fazio nelle sue considerazioni finali, conduceva alla riapertura dei margini fra prezzi di vendita all’interno e costi di produzione delle imprese industriali italiane», sicché i profitti industriali tornavano ai livelli del 1988-’89, e nel settore terziario toccava un massimo storico. Che si tratti di una constatazione e non di un richiamo pare ovvio: poco prima il governatore aveva ricordato che in passato le imprese assorbivano nei margini gli incrementi di prezzo a causa di «caduta della domanda interna, deterioramento del clima di fiducia delle famiglie, sottoutilizzazione degli impianti»: uno stato dell’economia non certo da rimpiangere.

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→  giugno 1, 1995


Ricordate lo slogan del fortunato e premiato spot televisivo di Armando Testa per Telecom, ‘Il telefono ti allunga la vita’? A chi allunga la vita la mamma che prepara la pasta, mentre il simpatico Lopez si dondola tranquillo davanti a un imponente plotone di esecuzione? Via con la psicoanalisi da salotto, col giochino delle associazioni libere: pasta, fili, cavi, reti-cavo: trovato! Mamma Stet prepara le reti cavo che garantiscono la vita a Lopez-Telecom minacciato dai truci esecutori, (dove invano ho cercato somiglianze con Van Miert e Amato, nonché col sottoscritto). Lopez aspetta tranquillo sulla seggiola: sa di che sono armati i fucili del plotone liberista; antitrust, regolazione asimmetrica, regole europee per il 1998, timori del Moloch delle infrastrutture. Si dondola e si allunga la vita. Non farebbe meglio a saltar giù dalla seggiola, volteggiare sul muro del forte, e coraggiosamente correre per l’aperta campagna?

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