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Archivio per il Tag »Euro«

→  luglio 2, 2020


Al direttore.

In tanto keynesismo dilagante, sarebbe il caso di ricordare a Conte il suo apologo del concorso di bellezza. Quindi chiedersi che cosa pensano i mercati di un paese che non accetta il Mes nel timore di rivelare in tal modo la propria debolezza ai mercati. E cioè che si illude di avere qualcosa che in tanto disastro sia ancora da rivelare.

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→  giugno 21, 2018


Singolarità, nel campo dell’intelligenza artificiale, è il momento in cui quella delle macchine supera – o supererebbe – l’umana. Per analogia lo stesso termine potrebbe essere usato a proposito del nostro futuro politico: a indicare quando l’uscita dell’Italia dall’euro diventa –o diventasse – inevitabile. Come per la singolarità logica, anche per quella politica c’è chi pensa che non avverrà, e chi invece la ritiene inevitabile.

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→  dicembre 23, 2017


Al direttore.

Davvero, come scrive Galli della Loggia (“Le regole senza più la sanzione”, Corriere della Sera 18 dicembre) – “gli italiani sono in […] larga misura ostili al mercato”? Dipende dalla definizione che si dà di mercato: che non è un mezzo per realizzare giustizia sociale, promuovere la crescita, favorire l’innovazione, né per qualsiasi altro fine. Il mercato è uno strumento per trovare i prezzi delle cose. L’opposto è lo statalismo, in cui è il governo a fissare i prezzi. Noi ne abbiamo avuto un assaggio quando lo Stato possedeva un buon 50 per cento dei mezzi di produzione: dubito che chi per spender meno cambia la sim del suo telefonino, o confronta offerte di viaggio aereo, desideri ritornare ai tempi in cui il vettore era solo Alitalia, il telefono solo Stet, e per avere un allacciamento elettrico bisognava attendere mesi. E infatti Galli della Loggia precisa: “Ostili, per come il mercato funziona qui da noi”.

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→  febbraio 22, 2017


Caro direttore,

«Competenza e credibilità — scrive Antonio Polito (Il dilemma del volo 93 vale anche per i 5 Stelle, sul Corriere della Sera, 16 febbraio), da virtù che erano, oggi fanno perdere le elezioni». Ma competenza e credibilità a governare sono giudizi opinabili, la differenza di giudizi è l’essenza stessa della politica: e così può succedere che il consenso popolare vada a personaggi e movimenti politici chiaramente impreparati a governare.

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→  febbraio 14, 2017


Ci sarà un’Unione europea a diverse ven locità”, aveva detto Angela Merkel il 4 febbraio a Malta, spiegando “che tutti i paesi non parteciperanno ogni volta a tutte le tappe dell’integrazione”. Invece in molti intesero che avesse parlato di un euro a due velocità, tanto che qualche giorno dopo, incontratasi con Mario Draghi, la cancelliera ritenne necessario ribadire pubblicamente che aveva parlato di Europa e non di euro.

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→  febbraio 13, 2015


Comunque vada a finire con la Grecia, l’Eurozona non sarà più la stessa, dice Ambrose Evans-Pritchard del Daily Telegraph. Nel senso che l’euro sarà più forte o più debole? Più debole lo sarà certamente se la Grecia resta nell’euro. Non per il costo del bail out, ma per la credibilità dei trattati: essi sono l’essenza stessa dell’Unione. Come si fa a tenere dentro un paese che prima è entrato falsificando i conti, ora fa di tutto per dimostrare di non riconoscere gli impegni e neppure di conoscere le regole di convivenza nel gruppo? I leader di Syriza hanno incominciato il loro giro in Europa da Londra, che non fa parte dell’Eurozona, quasi a significare che i loro interlocutori sono i mercati e non le burocrazie di Bruxelles o di Francoforte. Hanno proseguito a mettere dita negli occhi chiedendo a Berlino di pagare i debiti di guerra e a Francoforte di distribuire gli utili sul trading dei bond, non secondo il capital key nella Bce, ma secondo la nazionalità di origine. Il ministro delle Finanze ellenico Varoufakis sarebbe esperto di teoria dei giochi, ma sembra usare la sua scienza per perdere, cerca di mettere cunei tra persone o paesi che non hanno nessun interesse a dividersi: il sud Europa contro la Germania, Juncker contro la Merkel, gli Stati Uniti contro l’Europa, i diritti della democrazia contro i doveri derivanti dalle cessioni di sovranità. Qualcuno ha paragonato Varoufakis a chi si punta la pistola alla tempia e chiede gli si paghi un riscatto per non premere il grilletto. Un giorno o l’altro Tsipras dovrà fare i conti con le promesse fatte agli elettori: ma per ora più che convincerli ad accettare posizioni realistiche, sembra voler preparare il capro espiatorio a cui addebitare il default a cui li sta portando. Come potranno, Commissione e Consiglio europei, chiedere agli altri paesi il rispetto dei trattati e degli impegni? Perde credibilità tutta una politica di riforme strutturali, di un euro solido come base per crescita e investimenti. Il contagio è certo, l’euro diventa più debole.

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