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→  marzo 13, 1993


È possibile essere corrotti col proprio denaro? E’ possibile che un manager corrompa il proprio azionista?
Sembra assurdo, ma è, ridotta ai minimi termini, la situazione che emerge dagli scandali che stanno coinvolgendo Nuovo Pignone ed Eni. Una società, per vedersi assegnare un lavoro dall’amministrazione dello Stato, paga una tangente non con i soldi di un terzo privato, ma con gli stessi soldi dello Stato: lo sdoppiamento dei ruoli e degli interessi tra Stato e partiti risulta qui particolarmente evidente; rubare per il partito risulta, come è, ancora più grave che rubare per sé. Ma il fatto si presta a considerazioni più vaste sul ruolo che le partecipazioni statali hanno avuto nel determinare la presente situazione.

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→  febbraio 28, 1993


La vasta categoria di imprese, invece di dedicarsi a fare il proprio mestiere, quello cioè di organizzare i fattori della produzione per svilupparsi ed affermarsi sui mercati, avrebbe corrotto un potere politico ad essa omogeneo, spartendosi il mercato fuori da ogni regola di concorrenza e lucrando indebiti profitti da scaricare sulla collettività.

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→  febbraio 18, 1993


Gli schemi interpretativi dei fatti di questo «anno terribile», della crisi che si è aperta il 17 febbraio 1992, sono andati, in progressione crescente, dalla corruzione individuale alla concussione ambientale, al finanziamento illegale dei partiti, al concetto di regime corruttore e corrotto.

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→  febbraio 15, 1993


È possibile una rifondazione senza rivoluzione? E’ possibile trovare, fuori da una prospettiva rivoluzionaria, la forza creativa delle soluzioni radicali, delle visioni utopiche, della sensazione esaltante ed unificante di star scrivendo un capitolo di storia?
In Italia anche quelli che, vent’anni fa, scandivano slogan sullo Stato borghese che «si abbatte e non si cambia» hanno acquisito, con la maturità, un maggior senso della realtà politica.

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→  gennaio 13, 1993


E così il finanziamento illegale dei partiti sarebbe stato giustificato dalla necessità di mantenere la stabilità democratica in un Paese come l’Italia, che si rappresenta, all’uopo; attraversato da un suo simbolico muro di Berlino. Desta perplessità già il constatare che l’avere assicurato all’Italia il libero svolgimento della vita democratica, si è accompagnato alla creazione dell’economia più «socialista» e statalista di tutto l’Occidente; e ad un ritardo, strutturale e culturale, nello sviluppo del mercato e delle forze sociali: quali meccanismi hanno cooperato a produrre questa contraddizione?
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