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Archivio per il Tag »CorriereEconomia«

→  novembre 28, 2017


Misure fiscali per l’economia digitale». Non inganni quel «per»: non sta al posto di «a favore di», e neppure di «riguardo a». Sta per «su», che, come ogni tassa, sappiamo equivalere a «contro». Fin dal titolo, l’emendamento 88.0.1 alla legge di bilancio approvato domenica dalla commissione Bilancio del Senato, con cui viene introdotta quella comunemente chiamata Web-tax, denuncia l’equivoco ideologico da cui nasce, e il modo tortuoso in cui si articola.

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→  giugno 25, 2012


Ho letto l’articolo di Alessandra Puato dal titolo «Fs, treni privati biglietti più cari», pubblicato sull’ultimo numero di Corriere Economia. I dati e i diagrammi forniti da Ferrovie dello Stato sembra non consentano dubbi: in Inghilterra e in Svezia, dove si è fatta la separazione tra binari e treni, viaggiare sui convogli regionali costa rispettivamente 8,1 e 11,7 euro per passeggero-chilometro con una crescita, tra il 2004 e il 2011 del 14%, a valori costanti.

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→  febbraio 15, 2010

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Gli alti costi hanno sinora impedito gli investimenti su Internet La via d’uscita? Un’iniziativa mista tra privati e soggetti pubblici

di Massimo Mucchetti

L’Autorità delle Comunicazioni preme su Telecom Italia affinché si impegni a costruire una rete di nuova generazione in banda larga che via via sostituisca la fibra ottica al vecchio cavo di rame. Ma l’ex monopolio guidato da Franco Bernabè fa orecchie da mercante, perché l’investimento non darebbe adeguati ritorni in tempi adatti a una società quotata e gravata da un debito rilevante, lascito di passate gestioni. Le tariffe A marzo, il collegio presieduto da Corrado Calabrò deve rivedere le tariffe che i concorrenti, privi di rete propria, pagano a Telecom per l’accesso all’infrastruttura fissa. Potrebbe essere questa l’occasione per ridefinire la remunerazione del capitale investito, oggi pari al 10,2%, che sta alla base della tariffa per l’accesso, qualora Bernabè continui a resistere.

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→  novembre 5, 2007

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Lettere a Corriere Economia

di Stefano Marchettini

Egregio direttore,

la ringrazio per lo spazio dato alle fondazioni di origine bancaria (fondazioni) sul Corriere Economia di lunedì 22 ottobre. Dal quadro tratteggiato emergono, come è giusto, oltre a valutazioni positive anche aree di possibile miglioramento, nonché interessanti quesiti sull’evoluzione futura del ruolo delle fondazioni; si tratta, in alcuni casi, di questioni a cui le stesse fondazioni cercano risposte.

Rispetto a questo quadro, vorrei però fare alcune precisazioni, in particolare in merito ad affermazioni di Debenedetti. Riguardo all’accusa di autoreferenzialità, ricordo che le fondazioni sottostanno alla vigilanza del Ministero dell’Economia e delle Finanze, che assicura il rispetto della legge e degli statuti, ma hanno piena autonomia statutaria e gestionale; inoltre la loro governance è periodicamente rinnovata in base alle indicazioni dei soggetti rappresentativi dei territori in cui operano. Quanto agli interventi delle fondazioni in Cassa Depositi e Prestiti e nel fondo F2i, essi rientrano appieno nelle loro finalità istituzionali, fra cui c’è la promozione dello sviluppo economico, e quindi la crescita delle infrastrutture:

Riguardo, poi, a presunte inefficienze delle fondazioni, queste sono state confutate dall’Acri oltre un anno fa, ma è opportuno ricordare alcuni dati. Nel 2006 gli oneri di gestione delle 88 fondazioni, al netto dei costi per la gestione del patrimonio, se rapportati alle erogazioni deliberate (1,52 miliardi di €), sono stati pari all’11,9%; il dato scende all’8,6% se si considerano le 18 fondazioni più grandi, il cui patrimonio medio di 2 miliardi di € è comunque pari a meno di un decimo del patrimonio della fondazione Gates. Nel 2006 la fondazione Gates ha effettuato erogazioni per 2,84 milioni di dollari, con spese (program and administrative expenses più parte delle direct charitable expenses) pari al 5,5% circa. Si tratta di differenze spiegabili con la diversa dimensione, fiscalità e struttura di governance (assai leggera pure rispetto ad altre fondazioni americane nel caso della fondazione Gates); conta anche che, mentre le fondazioni hanno vincoli di conservazione del patrimonio, dal 2006 la fondazione Gates è vincolata ad erogare in tempi rapidi l’ingente apporto di Warren Buffett.
Un’ultima notazione: Debenedetti propone un’idea rovesciata della sussidiarietà quando afferma che è mancato un progetto sistemico per far fare un passo indietro allo Stato nell’erogazione di alcuni servizi (al fine di ridurre spese e pressione fiscale). Certamente non è pensabile che le fondazioni, dato il loro ruolo e date le grandezze in gioco, possano, anche solo in parte, sostituirsi al pubblico nei loro settori di intervento, a partire dai due citati nell’intervista (istruzione e sanità).

ARTICOLI CORRELATI
Falso in bilancio, è solo voglia di rivincita
di Franco Debenedetti – Il Corriere della Sera, 31 ottobre 2007

Ritorno al passato (con troppa fretta)
di Alberto Alessandri – Il Sole 24 Ore, 31 ottobre 2007

→  ottobre 29, 2007

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L’Eni di ieri e quella di oggi

“I nuovi Mattei”: era il nome che avevo dato ai nuovi manager messi a capo delle grandi aziende ancora da privatizzare, ENI, Enel, Stet. Nei giorni passati, commentando l’iniziativa di Paolo Scaroni in Kazakistan, qualcuno l’ha visto come il continuatore dell’opera del mitico fondatore dell’ENI, anche lui alla ricerca di risorse energetiche in posti geograficamente e politicamente difficili. Scaroni come nuovo Mattei?

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→  ottobre 22, 2007

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L’economista: "Sono diventate stabilizzatori del capitale e fornitrici della patente di "privato"

Da lunga mano della politica a potere autonomo e autoreferenziale che la condiziona. Netta la critica dell’economista Franco Debenedetti che in Parlamento si era battuto affinché le Fondazioni uscissero definitivamente dal capitale delle banche, recidendo un cordone ombelicale «che risponde ad altre logiche, e non certo a quella di allargare l’area del non profit».

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