Siamo pronti per Darwin?

dicembre 14, 2008


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di Gilberto Corbellini
Cosa leggere per prepararsi al bicentenario darwiniano? E per far sì che il darwinismo non ci spieghi solo l’evoluzione, ma ci aiuti anche a pensare e decidere meglio?

Si può partire dal libro di Guido Barbujani, che con una prosa sempre efficace e accattivante ci guida attraverso la non ovvietà e la non meccanicità delle dinamiche selettive che hanno prodotto, nel corso della storia evolutiva dell’uomo, l’attuale distribuzione delle caratteristiche genetiche e fenotipiche delle popolazioni che oggi abitano l’Europa. Considerata la frequenza con cui ricorrono irresponsabili dichiarazioni di tenore razzista da parte di esponenti politici democraticamente eletti, nonché la deriva dei teocon che dichiarano impraticabile il dialogo interreligioso, è un dovere civile ribadire con prove scientifiche che le ideologie dell’identità europea che rivendicano o auspicano una sorta di purezza razziale o culturale sono false e, in quanto tali, foriere di tragedie.

Forse dobbiamo anche prendere atto che gli argomenti basati sulla teoria dell’evoluzione per far capire l’insensatezza dei luoghi comuni razzisti e identitari non sono immediatamente efficaci. E questo proprio a causa del fatto che l’evoluzione è governata da una logica darwiniana. Nati per credere è una rassegna delle prove psicologiche e neuropsicologiche del fatto che siamo naturalmente refrattari verso razionalità, e delle trappole e allucinazioni epistemologiche che da tale condizione derivano. I nostri apparati cognitivi, e quindi le intuizioni che maturiamo spontaneamente durante lo sviluppo neuropsicologico si sono selezionate in quanto erano adattative o non dannose per sopravvivere prima dell’avvento dell’agricoltura, quando cioè i nostri antenati vivevano in bande formate da non più di 150 individui. Non era previsto che un giorno avremmo scoperto le leggi della meccanica o trovato la spiegazione di come funzionano ed evolvono le forme viventi, inclusi noi stessi. Ora, se non addestriamo il potenziale di razionalità di cui ci hanno comunque dotato le pressioni selettive ambientali e i vantaggi adattativi delle interazioni sociali, della costruzione e dell’uso di utensili e dello sviluppo del linguaggio, possiamo rimanere preda di euristiche fuorvianti o di un modo di pensare essenzialista e finalistico.
Queste forme di pensiero più “naturali”, che sotto il controllo delle emozioni hanno prodotto la nostra natura morale e la predisposizione alla religiosità, in un contesto ambientale diverso da quello a cui risultavano adattate non sempre determinano effetti vantaggiosi. Infatti, solo nei Paesi dove i sentimenti religiosi vengono contenuti da una efficace e diffusa educazione liberale, per esempio, la religione concorre sanamente alla convivenza civile.

Un tema sul quale, soprattutto in Italia, l’irrazionalità umana si esprime ai massimi livelli sono gli Ogm. Quindi, lo scrittore Antonio Pascale, e l’editore Einaudi, hanno coraggio. Prendendo le difese degli Ogm si sono certamente tirati addosso qualche fatwa da parte della cupola dei letterati politicamente corretti, che egemonizza l’editoria narrativa italiana e degusta le stupidaggini che sugli Ogm dicono Adriano Celentano o Ermanno Olmi, istruiti da Carlo Petrini. La laurea in scienze agrarie e l’aver lavorato come agronomo hanno contribuito a fare di Pascale una persona intellettualmente più onesta di chi aderisce alla setta di Slow Food. Conoscendo dal di dentro l’agricoltura e avendo studiato la chimica e la genetica, non ci sta ad ascoltare menzogne mascherate da insane ideologie o pseudofilosofie di sapore medievale. Né a genuflettersi, come la maggioranza dei suoi colleghi che spesso si vanta di non saper nulla di scienza, davanti ai predicatori del «come si stava bene quando anche in Europa i bambini morivano per le infezioni e crescevano malnutriti». Pascale è dichiaratamente di sinistra. Ma inorridisce di fronte al fatto che le tirate moralistiche sulla democrazia e l’egualitarismo alla fine producono oscurantisti divieti di coltivare Ogm, nonostante siano più sicuri ed economicamente vantaggiosi. E non risparmia quel personaggio intellettualmente patetico che è Vandana Shiva, la quale gira l’occidente (e insegna ai corsi estivi del Partito Democratico) raccontando bugie su presunti suicidi dei contadini indiani a causa del cotone Ogm. Quando tutto il mondo informato sa che il cotone bt ha invece salvato la vita a milioni di indiani.

Scienza e sentimento è un’appassionata difesa non tanto degli ogm, ma della scienza come strumento per maturare un senso civile più razionale e responsabile. Il libro sfata puntigliosamente e implacabilmente tutti i falsi luoghi comuni che rappresentano gli Ogm come pericolosi per la salute e l’ambiente, nonché come inutili o meri strumenti delle multinazionali per schiavizzare i contadini. E dimostra che chi ha paura dei geni e del loro trasferimento non ha capito Darwin, rimanendo nel fondo un creazionista. Perché senza le mutazioni e il flusso dei geni non ci sarebbe l’evoluzione, e perché i geni non contengono l’essenza di una specie ma servono solo a fabbricare Rna e proteine.

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