Riportiamoli a sinistra

febbraio 28, 2000


Pubblicato In: Giornali, La Stampa


Sembra proprio che Berlusconi e Pannella siano giunti a un punto morto nella loro trattativa: anche se l’ultima parola non è detta.

Anche per questo mi sento più libero di avanzare una proposta a cui pensavo da tempo. Come parlamenta­re del centrosinistra eletto in Piemonte ho seguito con grande interesse queste alterne vicende: innanzi­tutto perché tutti i sondaggi confermano la robusta presenza dei radicali a Torino e la persistente popolarità di Emma Bonino nella sua regione: il voto radicale rischia di avere importanza decisiva sull’esi­to delle elezioni regionali. E per un altro motivo che ha a che fare con i temi che stanno a cuore ai radicali, tanto da aver determinato la rottura delle discussioni col Polo.

Sul maggioritario infatti i Ds sono schierati in modo compatto e convinto, mente Berlusconi è per il no; e sui poteri dei presidenti delle Regioni il centrosinistra non avrebbe che da replica­re quello che Massimo Cacciari ha assunto come obiettivo della sua candidatura in Veneto. Certo, Napoli insegna quanto anche per il centro-sinistra possa essere arduo a volte mantenersi coeso: ma i ds su questi temile loro scelte le hanno fatte da tempo e in modo non equivoco. E allora, proprio da parlamen­tare piemontese del centro-sinistra, mi sono chiesto se fare a Pennella e alla Bonino una proposta alternativa a quella di Berlusconi fosse tanto fuori dal mondo. Certo non è né fuori dalla decenza né contro l’interesse del centrosinistra..

Non è contro la decenza, perché è nella logica del bipolarismo che in sistemi politici a pluralità di forze, a decidere delle alternanze siano i numeri di partiti terzi rispetto ai due poli. Basta ricordare le alterne collocazioni decise in Germania dai liberali della Fpd.

Quanto poi all’interesse, questo è evidente a tutti a cominciare proprio dal Piemonte: e qui non vado oltre perché ho pieno rispetto per la scelta fatta con Livia Turco. Se offrire a Torino o altrove un ticket di candidati espressione di un accordo politico più ampio, è scelta da subordinare all’eventuale trattati­va: che non dovrà essere avara, se un’idea strategica è giusta non la si può rovinare per calcoli tattici.

Ma veniamo ai temi della discordia nel campo di Agrainante. Del maggioritario si è detto. Sul federali­smo; ampie autonomie regionali sono state battaglie nostre. Ma soprattutto in ciò che fa dire no all’on.le Catini, nelle battaglie per i diritti civili, divorzio e aborto, la sinistra è sempre stata in prima fila. Nel referendum sui licenziamenti, uno dei punti di discrepanza, l’alleanza coi radicali permetterebbe di imboccare la strada della ragionevolezza e approva­re una legge che eviti il referendum, o che lo depotenzi.

Ma soprattutto l’alleanza con i radicali sarebbe la migliore dimostrazione che la sinistra sa rivolgersi in modo aperto al mondo dell’imprenditorialità, delle professioni, ai giovani che non sono spaventati dal nuovo, a quella parte d’Italia che potrebbe far decollare il secondo miracolo economico, di cui parla il Governatore Fazio nella sua intervista di ieri. E’ questo il variegato mondo che ha premiato Emma Bonino alle europee e che guarda con insoddisfazio­ne alle proposte di modernizzazione del Paese avanzate dai due poli contrapposti. Per la sinistra non sarebbe un sacrificio elettorale per vincere a tutti i costi le elezioni, ma un nuovo passo per rendere l’Italia europea.

Invia questo articolo:
  • email
  • LinkedIn



Stampa questo articolo: