Peccato di Simonia sperando di far cassa

ottobre 26, 2000


Pubblicato In: Giornali, La Stampa


Pecca e merita punizione chi perseguen­do un fine sbagliato, fa un’azione giusta. Il tema, che ha appassionato generazio­ni di causidici, si applica bene alla vicenda UMTS: dove il Governo ha fatto cose giuste, ma invece di poterne menar vanto, deve difendersi, dai propri sensi di colpa prima ancora che dalle accuse degli avversari.

La gara ha funzionato. Ha fatto emergere la debolezza di un concorrente, Blu, che certamente in un beauty contest avrebbe avuto la licenza: chi avrebbe potuto negarla a un gruppo che vanta la tecnologia di una British Telecom, il marketing di una Benet­ton (e un partner come Berlusconi)? Ha messo in campo due nuovi operatori Andala e Ipse, con capitali anche esteri e guida italiana: ci lamentiamo?

A chi oggi avrebbe voluto che, visto che i concorrenti erano pochini, la gara venisse ristretta a quattro, il governo potrebbe rispondere che per il consumatore è certo meglio poter scegliere tra 5 offerte anziché tra 4. Il governo avrebbe potuto perfino prendersi il gusto di impartire qualche lezione ai suoi critici. Lezione di serietà: noi non cambiamo le regole dopo aver bandito la gara, siamo seri non solo a parole, ma anche quando ci costa. Lezione di liberismo: non sono proprio i liberisti che si battono contro la rapacità dei governi? se noi riusciamo ad assegnare le licenze alle imprese migliori esigendo in cambio una somma minore, proprio voi osata lamentarvi? Lezioni di democrazia: dei reati, se ce ne sono stati, si occupi la magistratura, sarà lei a occuparsi di eventuali sequestri conservativi delle cauzioni.

Certo, si poteva fare di più: offrire condi­zioni più vantaggiose a nuovi entranti; . congegnare più astutamente la gara, meglio se con l’aiuto del senno di poi. Certo e soprattutto, il Governo avrebbe dovuto evita­re la contraddizione di occupare il mercato proprio mentre invita gli operatori ad entrar­vi, e quindi avrebbe dovuto impedire ad un’azienda pubblica come Enel di acquistar­ne una privata come Infostrada.

Ma il Governo non può dare queste lezioni: perché ha posto lo strumento giusto – la gara- al servizio di un obbiettivo sbagliato – far cassa. Il ravvedimento per cui ha abbandonato il metodo della trattativa privata, non è stato fatto in nome dell’effi­cienza della scelta, ma in vista dell’entità del prelievo. Posta sotto questo segno politico, l’operazione scatenava l’ingordigia, e il tem­po faceva lievitare le attese, e tutti già sognavano di spartirsi il bottino, chi per la formazione, chi per le pensioni, chi per le alluvioni.

Si ripete il copione delle privatizzazioni, anch’esse gestite con l’obbiettivo prioritario l’ha riconosciuto perfino Amato di fare cassa. In un caso e nell’altro per danaro si è venduto un bene superiore: libertà di scelta per i consumatori, libertà di investire per gli imprenditori. Una sorta di peccato di simo­nia.

Il nostro causidico vedrebbe l’opera di qualche superiore giustizia nelle difficoltà che il governo sembra quasi autoinfliggersi. Ma non mancherebbe di indicare la strada del ravvedimento: fare bene le tante privatiz­zazioni che ancora sono possibili prima della fine della legislatura. Una piccola penitenza; al fondo, forse, perfino una ricompensa.

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