→ maggio 29, 2000

Alla fine della legislatura mancano in ogni caso pochi mesi. Sarebbe un errore pensare che il problema di fondo per i Ds sia quello della coalizione. Il problema dal quale partire li investe direttamente: è invece quello su cui nel concitato travaglio successivo al referendum non si è visto nessun dibattito né confronto aperto: la propria strategia, il bilancio e il programma con il quale presentarsi alle prossime elezioni. La sola novità sono state le prese di posizione sui mass media: non solo più la sinistra sindacale di Luciano Chiarante e di Fulvia Bandoli, ma anche il ministro Cesare Salvi ha dato voce a chi ritiene che l’obiettivo debba essere recuperare i delusi «dicendo qualcosa di sinistra», e la strategia un ricompattamento che guardi fino à Cossutta e Bertinotti.
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→ maggio 25, 2000

Perché, in queste prime settimane del suo nuovo governo, non sembra che Giuliano Amato stia ripetendo il “miracolo politico” che seppe offrire al paese tra il 92 e il 93? A chiederglielo è un centrosinistra sconfitto alle regionali, in cerca di formule che non lo facciano esplodere, e in cui – temo – il verbo riformista rischia di annegare tra tensioni neocentriste e sinistra antagonista. Il rischio di ridursi a un governo debole e rissoso è sotto gli occhi di tutti. Ho l’impressione, allora, che si debba partire proprio dall’aspra e impropria requisitoria di Antonio Di Pietro in Senato.
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→ maggio 11, 2000

Se fosse vero quello che ambiguamente fanno intendere i sindacati, e cioè che con il referendum si legalizzano i licenziamenti ingiustificati, ovviamente voterei No. Invece così non è, il divieto di licenziamenti antisindacali o discriminatori rimane in vita esattamente come prima; abrogando l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori si leva solo ai giudici il compito di stabilire se è vero o no che un’azienda non ha più lavoro da dare, e quindi il potere discrezionale di ordinare il reintegro del lavoratore licenziato: magari dopo due anni di incertezze per tutti.
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→ maggio 11, 2000

Sull’e-mail inviata da Giuliano Amato al premier inglese
Giuliano Amato in prudente attesa del voto ascolta parlamentari della maggioranza e dell’opposizione che si alternavano ai microfoni. Ogni tanto scriveva una frase sul foglio davanti a sé. Dalla minuta recuperata da un cestino, si è accertato che non si trattava di appunti, bensì di una bozza della e-mail che la sera avrebbe voluto inviare al premier britannico, il suo amico Tony Blair.
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→ maggio 9, 2000

II dibattito pubblico che si è andato sviluppando intorno alla vicenda Umts, gli argomenti usati per difendere il primitivo progetto di assegnazione delle licenze, forniscono interessanti spunti di riflessione. Nel dibattito è possibile distinguere due fasi, una precedente e l’altra seguente la dichiarazione di Amato, che, nel discorso per la fiducia, fissava un limite inferiore — 25.000 miliardi — per le 5 licenze in palio.
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→ maggio 1, 2000

La vicenda della concessione delle bande di spettro per I’UMTS può essere considerata da più punti di vista: di diritto amministrativo, finanziario, di politica industriale. Ma, da qualunque punto di vista lo si esamini, appare chiaro che il processo di assegnazione individuato dal Ministero e Autorità non può concludersi senza un profondo riesame dell’intera situazione che si é venuta a creare. Ormai tutti sanno che in Inghilterra l’asta per assegnare 5 licenze ha già raccolto adesioni per un valore di circa 70.000 miliardi di lire e ha visto la partecipazione di 13 operatori da tutto il mondo, di cui 6 ancora in gara.
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