→ marzo 21, 2002

Sono i riformisti in questo Paese a essere uccisi
Sono i riformisti in questo Paese a essere uccisi. Studiosi animati dalla convinzione appassionata che sia possibile un percorso di razionalità per adeguare il mondo del lavoro ai cambiamenti delle tecnologie e delle conoscenze, per dare sicurezze e premiare il merito, per fornire garanzie e favorire lo sviluppo.
Che mettono a disposizione dei governi i loro saperi accumulati in anni di studio, e che per questo corrono il rischio di cadere sotto i colpi assassini, su un marciapiede, accanto alla borsa con le tracce dei loro pensieri. E’ un’ingiustizia che rivolta. Così l’orizzonte delle riforme possibili si restringe, e diventano più fioche le voci che lo propongono.
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→ marzo 21, 2002

La sinistra e l’assassinio di Biagi
Tragico è il destino dei riformisti nel nostro paese: questa la dolorosa realtà che vive nella morte di Marco Biagi. I temi del lavoro sono il campo pietroso si cui maggiormente suda e fatica il riformista.
Dei tre filoni culturali in cui il pensiero riformista sul mercato del lavoro si è venuto articolando dagli anni 80 in poi – quello nato per sviluppo interno dalla CGIL, di Accornero, D’Antona, Ichino; quello cattolico di Treu; quello socialista di Giugni e Biagi – tutti hanno avuto le loro vittime. Parlano le pistole, e il pensiero riformista è costretto ad attenuare i toni e a sfumare i temi.
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→ marzo 18, 2002
Da quando l’Unità è ritornata in edicola, quello che ha avuto luogo mercoledì scorso in Senato è stato il primo incontro tra il gruppo parlamentare DS e la direzione del giornale.
Un evento quasi dovuto: infatti nel riquadro stampato tutti i giorni in basso a destra di pag. 31, si legge che l’Unità è il “quotidiano dei gruppi parlamentari dei democratici di sinistra”. Quell’indicazione non è rituale, quasi un omaggio alla storia del giornale, è invece legata alla vita stessa del giornale, nel senso molto preciso della sua possibilità di esistere.
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→ marzo 15, 2002

Ebbene sì: confesso che io ho una ragione personale di essere grato a Roberto Colaninno.
Perché quando parlo di privatizzare, ENI o Enel, la RAI o la Posta, a chi mi obbietta che è inutile proporre di vendere quando non si vede nessuno che possa comperare, grazie a lui posso ribattere che, se qualcosa è davvero in vendita, ci sono in Italia tante Mantove da cui può uscire un ragionier Colaninno, che i soldi li trova, si fa avanti e sorprende tutti.
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→ marzo 8, 2002

Buono e inutile: questo è il giudizio, più conciso che preciso, che credo si debba dare al disegno di legge Frattini sul conflitto di interessi. Buono nel senso che ha detto Sabino Cassese (sul Corriere della Sera del 1° marzo), migliorabile nel senso da lui suggerito (sul Sole di giovedì 7 marzo).
Ma inutile per risolvere il problema che occupa la scena politica italiana dal 1994: quello del rapporto tra potere politico e potere mediatico. All’art. 3 la legge precisa i due casi in cui si ha conflitto di interessi: quando il titolare di cariche di governo è in condizione di incompatibilità e quando l’atto di governo ha incidenza sul suo assetto patrimoniale. L’art. 2 precisa che l’incompatibilità è quella degli amministratori e non del proprietario.
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→ marzo 7, 2002

Paradossi della sinistra
L’espediente retorico di usare i termini nazista e fascista per demonizzare l’avversario si sta diffondendo. L’ha usato Bossi all’indirizzo dell’Europa, provocando le reazioni delle cancellerie dei nostri partner, ed un’iniziativa assolutamente insolita del Quirinale. Lo usano a sinistra quanti voglio suscitare l’indignazione, e incitare alla resistenza contro il regime che si starebbe consolidando in Italia. Chi, come me, trova sbagliato l’uso di un termine che, a forza di essere inflazionato, finisce per essere svalutato, e svuotato del suo concreto, e tragico, significato storico, dovrebbe accomunare il Bossi dell’Europa nazista e gli apocalittici dell’Europa fascista nella stessa disapprovazione.
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