→ marzo 30, 2002

Una tradizione della sinistra
da non dimenticare
C’è molto da discutere sulla lettura che Angelo d’Orsi ha dato del riformismo sulla Stampa di mercoledì.
Tenuto a battesimo da Bernstein, diventato maggiorenne con la Rivoluzione del ’17, il riformismo si ritroverebbe d’un balzo, maturo e pensoso, nel primo centrosinistra, per finire, snaturato in metamorfosi nominalistiche, decostruito in “convulsi progetti”, fungibile per Berlusconi come per “frange del centrosinistra”.
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→ marzo 29, 2002

La soddisfazione del riformista è grande per il successo di una manifestazione della propria parte politica
“Come ci si sente adesso dalle parti di voi riformisti?” mi chiede malizioso il mio interlocutore “se ha vinto Cofferati, voi siete stati sconfitti”.
Tocca allora dare una risposta chiara. La soddisfazione del riformista è grande per il successo di una manifestazione della propria parte politica, fatta da gente di cui condivide alcuni obbiettivi, diverse preferenze e non poche ostilità. Per essere piena, la soddisfazione ha bisogno però di essere reciproca.
E cioè che anche leader e militanti che hanno riempito il Circo massimo non sentano il riformista come una presenza ingombrante ed estranea.
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→ marzo 27, 2002

Tra i compiti dei gruppi parlamentari non rientra certo quello di interventi disciplinari
Caro direttore,
tra i compiti dei gruppi parlamentari non rientra certo quello di “interventi disciplinari”. Tanto meno sull’Unità. Non non li ho quindi mai ipotizzati, come invece sembrerebbe dalla dichiarazione attribuitami nel box a pag. 4 del Corriere di ieri.
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→ marzo 25, 2002
Lettera aperta
Caro collega,
il tema del rapporto tra gruppi parlamentari e direzione, nel definire la linea politica del giornale, era stato da me sollevato durante l’incontro con Furio Colombo del 13 Marzo. Ho poi sviluppato le riflessioni nate in quella nostra riunione in un articolo che avevo mandato all’Unità la mattina di lunedì 18.
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→ marzo 24, 2002

Intervista di Giuliana Ferraino
«Un chiodo troppo piccolo a cui appendere una manifestazione troppo grande». E’ l’immagine che Franco Debenedetti usa per sottolineare la «sproporzione» che osserva tra la reale portata delle modifiche che il governo vuole introdurre per modificare l’articolo 18 e l’entità della protesta. Il senatore diessino, a suo tempo autore di una progetto di riforma dell’articolo 18, vede però, due conseguenze della dimostrazione organizzata dalla Cgil ieri a Roma. La prima per il sindacato, che «impostando tutta la protesta sulla difesa assoluta di un diritto, rinuncia ad essere protagonista nelle riforme importanti». L’altra per la sinistra, che «si ricompatta e trova un leader, ma su una linea che ben difficilmente le consentirà di ritornare a governare questo Paese». Anche il governo, però, esce sconfitto dallo scontro, perché «si è infilato in un vicolo cieco, senza saper affrontare i grandi temi per modernizzare il mercato del lavoro».
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→ marzo 22, 2002

C’è una frattura quando i riformisti vengono chiamati traditori, e se ne chiede la proscrizione (è accaduto anche al sottoscritto).
C’è una frattura quando, come fa quotidianamente l’«Unità», a forza di accostare l’oggi a fascismo e nazismo, di vedere in ogni atto di governo un attentato alla Costituzione, di invocare interventi emergenziali del Capo delle Stato, si dà corpo e sostanza al fantasma del regime. AI regime la sola risposta non è quella delle urne, ma delle armi. Sta nell’aver creato questa atmosfera la terribile responsabilità, sia pur tutta politica e nulla penale, di chi ha spinto l’opposizione a toni, giorno dopo giorno, sempre più estremi: perché se le parole sono dette con convinzione, c’è sempre qualcuno che viene convinto.
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