La Borsa punta sul terzo polo Tv

giugno 29, 2006


Pubblicato In: Articoli Correlati

di Monica d’Ascenzo e Simone Filippetti

La nascita di un Terzo Polo televisivo, vagheggiata fin dai tempi dei Governi di centro-sinistra a fine anni ’90, torna a scatenare la speculazione su Ti Media . Ieri il titolo del gruppo presieduto da Marco Tronchetti Provera ha archiviato la seduta a 0,3718 euro per azione con un rialzo del l’8,52%, un balzo che porta il saldo da inizio settimana in positivo del 15,5%. Gli analisti di spiegazioni non ne hanno: non si può parlare più da tempo di prezzi giustificati dai fondamentali. Tanto più che multipli sul Mol, margine operativo lordo, non ce ne sono considerato che la società è ancora in rosso e a livello operativo è atteso il segno più solo nel 2008. Le azioni però quotano già a 4/4,5 volte i ricavi attesi per l’esercizio in corso. Una valutazione di Borsa che porta la società a 1,24 miliardi di capitalizzazione, quando, in base ai calcoli degli analisti con i comparable, dovrebbe avere una capitalizzazione attorno ai 750/850 milioni, pari a circa 0,25 euro per azione.
Per questo gli operatori del mercato sono scettici che De Agostini, cui tutti guardano come la candidata ideale all’acquisto dopo la mega-plusvalenza da 1,5 miliardi dal l’operazione Toro, possa davvero essere intenzionata a rilevare la società. E d’altra parte le smentite sono arrivate puntuali ieri pomeriggio. Telecom Italia ha negato di aver ricevuto un’offerta per Ti Media, mentre De Agostini ha dichiarto che non c’è alcuna trattativa a riguardo. Gli investitori non ci hanno creduto, considerato che il titolo Ti Media dopo i comunicati dei due gruppi ha strappano nuovamente al rialzo nell’ultima ora e mezza di contrattazioni.
A far propendere le speculazioni su un interesse di De Agostini è anche la constatazione che a guidare il gruppo di Novara oggi è quel Lorenzo Pellicioli che sei anni fa fu tra i protagonisti dell’operaziona Seat-Tmc, ossia il tentativo, poi naufragato, di mettere in piedi il Terzo Polo televisivo con l’avallo del Governo Amato. Tra l’altro il gruppo della famiglia Boroli-Drago controlla anche il pacchetto di maggioranza (39,478%) della spagnola Antena 3. Lo stesso Pellicioli ha espresso solo un mese fa l’intenzione di salire nell’azionariato della tv iberica, che sotto la guida di Maurizio Carlotti, ex amministratore delegato di Mediaset , continua a crescere tanto da aver archiviato il primo trimestre del 2006 con un Ebitda in aumento del 29,9% e un utile netto salito del 10,7% a 248,9 milioni. Certo è che, da un punto di vista strettamente industriale, le eventuali sinergie tra Ti Media e Antena 3 sono giudicate dagli analisti marginali. De Agostini potrebbe eventualmente replicare il modello di business ‘dualistico’ di Mediaset, che controlla in Spagna Telecinco, ma con una gestione a sé stante. Senza contare, poi, che De Agostini avrebbe a disposizione un manager di provata esperienza come Carlotti a cui affidare la nuova sfida. Ma l’acquisto di Ti Media agli attuali prezzi di mercato viene valutata come un’inversione di tendenza nella politica di acquisizioni di Novara, finora improntata alla massima cautela e a realizzi consistenti.
Per questo il mercato guarda anche ad altri possibili pretendenti per Ti Media: fra i candidati potrebbe esserci anche Rcs Media Group . In occasione della fiammata del titolo del gruppo, che controlla La7 e il 51% di Mtv, a fine aprile scorso fonti vicine a Rcs avevano negato trattative in corso, ma non un eventuale interesse nel caso il dossier fosse stato presentato ai vertici dell’editrice del Corriere della Sera. In questo caso, però, si dovrebbe tener conto dei paletti dalla Legge Gasparri, secondo la quale chi ha più di una rete televisiva nazionale non potrà controllare quotidiani fino al 2010 e viceversa. Nel caso in cui Rcs acquisisse Ti Media dovrebbe quindi disfarsi di una delle due emittenti.
Infine sul mercato è circolato anche il nome di Carlo De Benedetti, come possibile pretendente del gruppo media. Ma anche in questo caso ci sarebbe da fare i conti con la Gasparri. Non solo sarebbe necessaria la cessione di una delle due emittenti di Ti Media, ma nel caso l’acquisizione avvenisse tramite L’Espresso il gruppo dovrebbe dismettere anche Rete A, acquisita a inizio 2005.

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