Intenzioni buone sulla carta

ottobre 18, 2001


Pubblicato In: Giornali, Panorama


Senza l’abrograzione dell’art. 18 qualsiasi incentivo rimarrà lettera morta

Per Guidalberto Guidi della Confindustria «è come parlare di Bin Laden»: ma già ben prima dell’attacco dei terroristi era chiaro che l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, quello in base al quale il giudice può reintegrare il lavoratore licenziato, sarebbe rimasto l’ultimo, insuperabile tabù. E’ un peccato, perché il libro bianco di Maroni ha spunti interessanti. Ma anche le innovazioni coraggiose, se servono solo a scacciare la paura, finiscono per avere effetti negativi.

Prendiamo le nuove forme contrattuali: ottime, se usate come un vestito tagliato su misura a coprire la varietà dei nuovi rapporti di lavoro. Però se vengono usate stiracchiandole, solo perché consentono la flessibilità in uscita, diventano cause di reticenza e ambiguità.
Stando alle definizioni dei libri di testo, per avere crescita senza inflazione ci vuole l’aumento della produttività; per avere un aumento della produttività ci vuole (anche) investimento in capitale umano; i contratti di lavoro devono definire rapporti che lo incentivino. Né la sicurezza del posto di lavoro a vita, né l’incertezza sul futuro aumentano la propensione a investire su se stessi. Il contratto di progetto, per esempio, è vantaggioso per chi, per la sua professionalità, è forte nei riguardi dell’azienda; ma per chi è debole significa solo precarietà. E’ vero, la legge incentiva il ricorso all’arbitrato. Si ridurrà il numero delle cause e questo, a ben vedere, interessa più i giudici e gli avvocati che le imprese. Infatti, se resta l’articolo 18, nessuno può obbligare il lavoratore a rinunciare al suo diritto di rifiutare l’arbitrato e di ricorrere al giudice. E c’è da attendersi che non vi rinunceranno gli autisti ubriaconi o i cassieri scappati con la cassa, che pure in certi casi sono stati reintegrati dai giudici.
Poiché per le imprese la severità effettiva del vincolo non è quella del comportamento medio dei giudici, ma quella dei giudici che sono più severi, anche con l’arbitrato l’articolo 18 continuerà a essere per le imprese un disincentivo ad assumere e per il Paese un costoso anacronismo.

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