Ineleggibilità e gli inutili elmetti della sinistra

maggio 28, 2013


Pubblicato In: Giornali, Huffington Post


Chi sostiene l’ineleggibilità di Berlusconi si appoggia a una motivazione giuridica: per una legge del 1957 sono non eleggibili “coloro che in proprio o in qualità di rappresentanti legali di società o di imprese risultino vincolati con lo Stato per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica.”

“L’anima di giurista ” di Giuliano Amato “si ribella” a questa tesi e la stronca in radice. È principio giuridico generale, scrive sul Sole24Ore di domenica, che “le norme limitative di diritti non si devono interpretare in modo estensivo”: e Silvio Berlusconi non è il rappresentante legale di Mediaset.

Per Eugenio Scalfari, invece, se la legge non serve la si cambi: si aggiunga un articolo per cui responsabile dell’azienda sia il suo azionista di riferimento. Il vaso di Pandora interpretativo che così si aprirebbe impegnerebbe i giuristi per i prossimi 20 anni: risolvendo il problema per abbandono dei contendenti.

In realtà le parole “concessione” e “autorizzazione” hanno oggi un significato giuridico totalmente diverso da quello che avevano nel 1957. Di mezzo c’è una legislazione comunitaria che ha quasi del tutto soppresso l’istituto della concessione sostituendolo con quello della autorizzazione (in Italia, il merito è proprio di Giuliano Amato nei suoi anni all’Antitrust); e ha fatto assumere all’autorizzazione la sostanza giuridica di atto amministrativo che definisce le modalità con cui un privato può accedere a beni pubblici indispensabili per svolgere una propria autonoma attività d’impresa; condizioni che, come è noto, devono essere eque, di evidenza pubblica e non discriminatorie. Neppure per il mitico bagnino l’attività d’impresa si esaurisce nell’affitto della spiaggia, figurarsi per un’impresa che deve compiere un’enorme varietà di attività, dal produrre contenuti, al gestire impianti per trasmetterli, a raccogliere pubblicità per finanziarsi.

Oggi poi, con la moltiplicazione dei canali del digitale terrestre e del satellite, parlare di frequenze come di risorse scarse non ha più senso. La concorrenza non è né tra né per le frequenze, ma tra le capacità di gestire con profitto imprese complesse. Già 30 anni fa c’erano un migliaio di canali attivi, ma reti di fatto lo erano i soli 3 canali Rai, quelli sì in concessione per esigere per conto dello Stato il canone necessario al loro funzionamento. È stato il presunto concessionario Mediaset a forzare le vere concessioni Rai, e a usare le presunte scarse risorse trasmissive per rendere meno realmente scarse le offerte informative.

Questo è il punto di sostanza che i talebani dell’ineleggibilità non capiscono (per non parlare di quelli che vorrebbero tagliare la testa al… toro decretandone l’incandidabilità). Brandiscono l’arma della concessione per colpire proprio chi ha fatto passare l’industria televisiva italiana dal vecchio sistema concessorio al nuovo sistema autorizzativo europeo.

Il punto di sostanza è quindi politico. È la dimostrazione dell’incapacità della sinistra di capire la principale ragione del successo di Berlusconi, nonostante l’incapacità di governare e di mantenere le promesse, nonostante i conflitti di interesse e le leggi ad personam: avere dato agli italiani la liberalizzazione dell’informazione televisiva.

Sarebbe stato facile, per la sinistra, fare “io di più” e levare la presa dei partiti anche sull’altra metà del cielo. Invece la sinistra si è messa l’elmetto. E oggi, nelle giungla del populismo, c’è qualche giapponese che ancora non vuole levarselo.

A ribellarsi, non sono solo le “anime di giuristi”: dovrebbero esserlo anche anime “di sinistra”.

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