Incognita sui tempi: sprint per fine 2011

ottobre 26, 2010


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dalla redazione di Roma

Quanta fame “di banda” hanno gli operatori italiani? È la principale incognita dalla quale dipendono le sorti della nuova asta. Fare paragoni con la Germania, che ha incassato 4,2 miliardi, rischia di essere fuorviante. L’Italia ha quattro operatori di telefonia mobile puri, che utilizzano cioè un’infrastruttura proprietaria.

Wind è attesa da un periodo di riorganizzazione dopo l’operazione Weather-Vimpelcom, Hutchison Whampoa (presente in Italia con “3″) ha già all’attivo investimenti colossali nel nostro paese per sbarcare nell’Umts. Telecom Italia e Vodafone in diverse circostanze hanno sottolineato l’importanza di accedere a nuove frequenze in virtù dell’esplosione del traffico dati su telefonini e smartphone. Ma, cautamente, hanno sempre evitato di assecondare gli allarmi lanciati, anche dalla stessa Authority, sul rischio di saturazione della rete. Oltretutto la crisi internazionale ha pesato per tutti e non si intravedono all’orizzonte nuovi big internazionali della telefonia tentati dall’avventura italiana.
Non è tempo da new economy, insomma, anche se il pacchetto che l’Authority vorrebbe confezionare ha il suo appeal. Le frequenze a 800 megahertz sono le più interessanti, perché consentono di coprire più efficacemente il territorio risparmiando in termini di antenne e perché serviranno a lanciare il servizio di “quarta generazione” Lte (long term evolution) con il quale trasferire dati fino a 100 megabit al secondo. Anche la banda 1.800 può supportare l’Lte mentre a 2.500 megahertz si potrebbe rendere più efficienze il servizio di banda larga mobile wimax finora meteora nel panorama delle telecomunicazioni italiane.
Entro l’anno, con la consultazione pubblica che sarà diffusa dall’Authority per le comunicazioni, il quadro diventerà più chiaro. Per marzo-aprile il garante dovrebbe definire le regole, poi entrerà in gioco il governo con il ministero dello Sviluppo economico, sarà emanato il bando, verrà nominato un advisor e la gara potrebbe ultimarsi alla fine del 2011. Secondo questa tabella di marcia, l’incasso per lo Stato sarebbe anteriore all’effettiva disponibilità delle nuove risorse di banda, per le quali nella migliore delle ipotesi gli operatori dovrebbero attendere l’inizio del 2013.
Su questo calendario ideale, va detto, resta l’incognita delle decisioni europee. La Commissione infatti, nell’ambito del Radio Spectrum Policy Programme, ha effettivamente anticipato dal 2015 al 2013 la scadenza per il passaggio delle risorse del cosiddetto dividendo digitale esterno ai servizi di telefonia mobile. Ma la decisione attende ancora il via libera di Parlamento e Consiglio europeo, secondo un percorso che potrebbe richiedere tutto il 2011. Significa in sostanza che, a meno di adottare un provvedimento governativo che anticipi l’applicazione su scala nazionale, prima dell’approvazione definitiva della Ue l’Italia non potrà mettere in gara risorse sulla cui destinazione finale non c’è certezza giuridica.

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Gara su frequenze di mercato
di Franco Debenedetti – Il Sole 24 Ore, 22 ottobre 2010

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