Patrimoniale camuffata per privatizzazioni finte

settembre 20, 2011


Pubblicato In: Giornali, Il Foglio


Al direttore

Tra fini e mezzi, almeno uno dei due dovrebbe essere giusto. Invece nello scambio “prestito forzoso contro privatizzazioni”,
ipotizzato da Fitoussi e Galateri sul Corriere e ripreso da Rebecchini sul Foglio, fini e mezzi sono intercambiabili, entrambi essendo finti: il prestito è una patrimoniale camuffata, la vendita uno stratagemma per non vendere.

Mettiamo da parte la patrimoniale, “soluzione finale” che forse ci verrà risparmiata dall’impossibilità materiale di eseguirla, parliamo di privatizzazioni. Secondo FGR, il prestito forzoso sarebbe rimborsato man mano che procedono le vendite (a che prezzo?) dei beni, mobili e immobili, conferiti (a che prezzo?) dallo stato a un apposito fondo: gestito ovviamente dallo stato. E’ vero, lo stato non ha privatizzato: ma solo perché finora a chiedergli di vendere erano speculatori e cancellerie: vedrai invece come filano, se ad esigerlo sono il dott. Brambilla e il rag. Favaratti! E poi, calma: vorrete mica vendere Enel a questi prezzi? Peccato che, per trovare i soldi del prestito, Brambilla e Favaratti siano stati forzati a vendere le loro azioni Enel, a questi prezzi. Per vendere c’è un solo sistema: non cercare l’albero di Bertoldo, e farlo. Un pezzo dopo l’altro. Anche la proposta FGR è figlia dell’errore di credere che si debba privatizzare per fare cassa e non per restituire attività economiche al Mercato e alla Concorrenza.

Idee semplici per vendere vendere vendere il patrimonio pubblico

di Salvatore Rebecchini

Nel dibattito corrente torna d’attualità il problema della riduzione dello stock di debito, da riportare prima possibile sotto “quota 90”. Qualcuno insiste, inopportunamente, su un’imposta patrimoniale. Essa risolverebbe il problema sul piano finanziario ma non affronta il nodo strutturale della crescita. Per crescere occorre liberalizzare e per liberalizzare occorre
privatizzare. Oggi nel nostro paese la perdurante presenza della mano pubblica in qualità di azionista, sia a livello statale, sia a livello locale, costituisce un poderoso freno al dispiegarsi della concorrenza. Basti come esempio la norma inserita all’ultimo momento nella manovra che obbliga tutte le imprese ferroviarie operanti sul territorio italiano nel trasporto merci e persone ad applicare il contratto delle Ferrovie dello stato!
La proposta è quindi di costituire un Fondo per la dismissione di asset pubblici da finanziare con un prestito forzoso raccolto tra i contribuenti, destinato a essere rimborsato come ogni prestito. In pratica, il settore pubblico vende partecipazioni azionarie, immobili e quant’altro al Fondo e il ricavato di questa vendita comporta immediatamente la riduzione del debito pubblico.
Il Fondo a sua volta cede sul mercato, nei tempi e nei modi più opportuni, gli asset acquisiti. Il prestito forzoso viene rimborsato con i proventi delle vendite realizzate dal Fondo. In questo modo saranno più rapide le dismissioni. Rispetto a un tradizionale programma di privatizzazione il vantaggio di questo schema è duplice. Innanzitutto, si realizza immediatamente la cessione del patrimonio pubblico e l’incasso degli introiti per ridurre il debito.
Programmi di privatizzazione che prevedono la cessione degli asset in sequenza sono lunghi da realizzare, sottoposti alla continua alea di un ripensamento da parte della politica che troverebbe ogni scusa per rinviare le vendite di questo o di quel bene. Un eventuale cambio di governo avrebbe inoltre gioco facile a sospendere le dismissioni e ripensare il progetto. Il secondo pregio della proposta è che con il prestito forzoso destinato a essere ripagato con i proventi delle privatizzazioni
si crea una lobby fortissima di elettori/creditori del Fondo, interessati alla restituzione del prestito. Essi controlleranno e presseranno le autorità competenti per vedere finalmente realizzate le dismissioni e rientrare dei loro soldi.
E’ chiaro che vendere il patrimonio pubblico potrà non piacere, ma ricordiamoci che il debito eccessivo è pubblico, non privato. Venderne una parte soddisferebbe un principio di equità e allo stesso tempo amplierebbe il perimetro privatizzato
e liberalizzato del nostro sistema economico con benefici per la crescita.

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Un prestito forzoso decennale è migliore della tassa sui patrimoni
di Jean-Paul Fitoussi e Gabriele Galateri di Genola – Il Corriere della Sera, 07 settembre 2011

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