Il bluff (globale) dei titoli di Stato

aprile 17, 2009


Pubblicato In: Giornali, Vanity Fair

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da Peccati Capitali

L’investimento in titoli di Stato è per definizione quello a più basso rischio. Ma quanto rende? Su un arco di un secolo, al netto dell’inflazione, i Treasury Bills hanno reso l’1% l’anno, i buoni della Confederazione Svizzera lo 0,8%. Pensiamo solo quanto, al confronto, è cresciuta la ricchezza di quei Paesi.

Ma non basta, perché poi ci sono le tasse. Un’aliquota del 25%, per esempio, bastava ad azzerare completamente il rendimento di chi aveva avuto fiducia nel Tesoro USA. E le cose non vanno meglio se prendiamo solo gli anni dal 1950 a oggi, escludendo quindi le iperinflazioni che hanno devastato le finanze di italiani e tedeschi: il rendimento netto è stato dell’1% negli USA, dello 0,3% in Svizzera e del – 0,3% per l’Italia. Ecco come lo Stato tratta i risparmiatori, soprattutto i più deboli che non possono scommettere su investimenti rischiosi. Invece di risparmi e efficienza, inflazione e tasse: così é stato per un secolo, così sarà per gli immensi debiti che si stanno facendo. La stretta dei Governi contro segreto bancario e in favore di regole planetarie, di omogeneizzazione delle aliquote fiscali, proclamate in nome dell’etica, sono strumenti per chiudere al contribuente ogni spiraglio, ed evitare alle pubbliche amministrazioni la concorrenza fiscale tra stati.
Insomma, l’abbiamo capito, in questo gioco il banco vince sempre: ma almeno che ci sia concorrenza tra i croupier.

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