Fatta la moneta, ora tocca agli europei

gennaio 14, 2002


Pubblicato In: Giornali, Panorama


Lettera a Panorama

Caro Direttore,

ho anni abbastanza per ricordare la lunga serie di svalutazioni che hanno segnato la storia della lira, e le loro disastrose conseguenze: le tragiche ingiustizie a danno dei più deboli, le scelte economiche distorte, gli investimenti non osati.

Se la moneta non è solo il mezzo con cui soddisfare i nostri bisogni, ma anche quello con cui esprimiamo le nostre preferenze sociali e le nostre scelte politiche, allora l’abbandono della lira ha il significato politico di voler tagliare con quel passato, e l’euro nelle nostre tasche quello di voler basare la nostra vita economica su una moneta che abbia valore stabile nel tempo.
La decisione di affidare la moneta stabile a una tecnocrazia bancaria è presa. Ora sta alla politica muoversi perché i mercati si unifichino per davvero. Se la politica si ritrae, l’Europa politica non si fa e allora la moneta unica peserà di più sulle spalle di chi è meno dinamico, come noi italiani. In questo sta il tremendo rischio che l’Italia si accolla con l’addio al ministro Ruggiero.
Rendere più facile ai nostri partner dire di no a qualcosa di cui l’Italia continua ad avere più bisogno della Germania e della Francia.
L’euro non è solo il mezzo per unificare la più grande area commerciale del mondo.
L’euro è una scelta che riguarda aspettative sociali e comportamenti politici: rinunciare a vivere al disopra dei propri mezzi, a distribuire ricchezza che non c’è; fare dell’Europa uno spazio di libertà e di sicurezza in cui gli individui realizzino i propri interessi.
Sono le condizioni per crescere.

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