Corsa alla presidenza, i paletti della Banca d’ Italia

maggio 1, 2010


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di Massimo Mucchetti

Il ritratto I nuovi criteri per la composizione del consiglio di gestione

La candidatura Beltratti, la lente del Tesoro e l’ ipotesi Salza-bis La quota del 10% Il confronto fra le Fondazioni, i requisiti e il 10% di Torino in un colosso dove gli investitori istituzionali hanno il 28%

Il giorno dopo il ritiro di Domenico Siniscalco, mentre l’ assemblea di Intesa Sanpaolo riunita a Torino nomina il nuovo consiglio di sorveglianza, emerge in tutta la sua debolezza la posizione della Compagnia di San Paolo: non basta avere il 10% dei voti per determinare le sorti di un colosso bancario dove gli altri soci eccellenti mettono assieme il 28% e gli investitori istituzionali un 10% abbondante.

La debolezza del mandante si riverbera ora sul mandatario, il professor Andrea Beltratti, che dovrebbe sostituire Enrico Salza e non è già molto forte di suo, mentre lo stesso ministero dell’ Economia comincia ad vagliare la congruità dei comportamenti della fondazione sulle nomine e il loro potenziale di destabilizzazione della banca. Rompendo l’entente cordiale tra Milano e Torino, a suo tempo estesa a Padova, Bologna e Firenze, le altre capitali del primo gruppo bancario italiano, la Compagnia subalpina aveva fatto presente che le azioni si contano e non si pesano. Avendo il 10%, il presidente Angelo Benessia riteneva che la «sua» fondazione avesse diritto a una maggiore influenza. In realtà, nel momento in cui non è riuscita a convincere i partner, la Compagnia si è trovata in mano una partecipazione minoritaria. E si è scoperta a cercare di far pesare un pacchetto che contava molto meno della somma degli altri. Un’ imitazione fuori tempo dello stile della vecchia Mediobanca, che svuota di sostanza storica le proteste del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, contro i poteri forti rei di aver liquidato Siniscalco. La doppia candidatura di Siniscalco e Beltratti si è rivelata un’ astuzia dalle gambe corte. Se lo stesso Benessia non nascondeva che Siniscalco fosse il candidato vero, perché offrire una scelta fittizia? Il presidente della Compagnia un giorno darà la sua versione, ma ora a rispondere sono i destinatari dell’ offerta e nella loro risposta si consumerà l’ ultimo atto. Andrea Beltratti è un torinese di 51 anni, ordinario di Economia politica alla Bocconi di Milano, dove dal 2004 è prorettore per l’ area undergraduate. Ha all’ attivo pubblicazioni sull’ analisi del rischio finanziario, nulla sull’ economia reale nonostante la conclamata «attenzione al territorio e alle piccole imprese» della Compagnia sponsor, fitte collaborazioni con il CorrierEconomia e un libro con il giornalista del Sole 24 Ore, Marco Liera. Da meno di un anno è consigliere non esecutivo di Biverbanca, l’ ex Cassa di risparmio di Biella e Vercelli (gruppo Monte dei Paschi) e della società di gestione Eurizon Capital (gruppo Intesa Sanpaolo). Per poter presiedere il consiglio di gestione di una banca, ci vogliono cinque anni di esperienza manageriale in varie forme di impresa, ma può bastare anche l’ insegnamento di materie giuridiche o economiche. Quest’ ultimo requisito consente di proporre Beltratti. La domanda è se sia sufficiente per la prima tra le banche radicate in Italia. Una domanda alla quale è arduo sfuggire ove si considerino tre dati di fatto: a) il consiglio di gestione, secondo le indicazioni della Banca d’ Italia, dovrà avere una maggioranza di componenti esecutivi, dunque di persone che sono o top manager del gruppo o professionisti impegnati per molto tempo in banca; b) l’ amministratore delegato si chiama Corrado Passera e ha un’ esperienza tale da non fare toccare la palla a un esordiente che, di contro, può essere tentato di reagire in modo professorale; c) Beltratti dovrebbe sostituire un uomo come Salza, industriale che vive del suo, leader delle Camere di commercio, editore di fatto del Sole 24 Ore che si avviava ai successi degli anni Ottanta, demiurgo liberale della politica torinese, organizzatore di servizi avanzati come il Cerved, banchiere di lungo corso che già una volta, dopo essere stato liquidato da Gianni Zandano, venne richiamato a salvare la patria bancaria torinese, uomo coraggioso (si oppose agli Agnelli quando erano i padroni d’ Italia, non ora che sono capaci tutti) e mai sfiorato dal sospetto di scorrettezze personali. Sono fatti questi che stanno inducendo le fondazioni di Padova, Bologna e Firenze a considerare l’ idea del Salza bis: che senso ha cambiare per cambiare? D’ altra parte, i 5 consiglieri indipendenti di Intesa Sanpaolo, indicati dai fondi, dalle Generali e dal Crédit Agricole ancora ricordano un paper del 2009 nel quale l’ aspirante presidente Beltratti sosteneva che l’ indipendenza non paga. Massimo Mucchetti RIPRODUZIONE RISERVATA Il consiglio di gestione Le tappe Consiglio di Sorveglianza Ieri l’ assemblea ha eletto i 19 consiglieri di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, hanno il compito di definire le strategie della banca Consiglio di Gestione Ha il compito della gestione ordinaria. Martedì il Consiglio di Sorveglianza si insedierà e designerà il Comitato nomine che a sua volta indicherà i componenti del Consiglio di Gestione e nominerà il presidente. Il candidato dopo il ritiro di Domenico Siniscalco è Andrea Beltratti.

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