“Conflitti di interessi
Basta che Passera venda le sue azioni”

novembre 19, 2011


Pubblicato In: Varie


Intervista di Maria Giovanna Della Vecchia

L’economista avverte: caso diverso da Berlusconi.
“Legami con le operazioni di Intesa? Tutte trasparenti.”


Conflitto d’interesse, per il neo ministro Corrado Passera, ci sarebbe se restasse in possesso di azioni e stock option di Banca Intesa, “che dovrebbe vendere il prima possibile”. Un conflitto che “non ha nulla a che vedere con quello di Berlusconi: perchè vendere Mediaset in un settore dove i partiti hanno fatto di tutto per impedire che sorgessero concorrenti alla RAI, era praticamente impossibile, mentre di un pacchetto d’azioni ci si può liberare in qualsiasi momento”.

Franco Debenedetti – economista ed editorialista, con un passato da senatore del centrosinistra per tre legislature – non vede che a priori ci siano conflitti di interesse tra il ruolo attuale di ministro e l’esperienza di AD di Intesa Sanpaolo, che ha guidato con l’obbiettivo strategico di diventare la Banca del Paese.

Senatore, sui 17 ministri del Governo Monti, 9 arrivano dal settore pubblico e 8 da quello privato, con tutte le connessioni che ne derivano. Dov’è la linea di confine per definirlo un governo tecnico anziché politico?

Non esistono Governi tecnici, in quanto ogni atto deve sottostare all’approvazione del Parlamento ma, soprattutto, ha conseguenze politiche sia nei fatti sia nel rapporto di forza coi partiti politici, e addirittura sulla geografia politica di un Paese. E questo non cambia con la provenienza dei suoi componenti, che sia dal pubblico o dal privato.

Si può considerare un tecnico il neoministro Corrado Passera, uno degli uomini più potenti della nostra economia e da molti ritenuto il più politico dei banchieri?

Questo è un Governo di emergenza, i ministri sono persone che non fanno parte attiva del ceto politico, e non sono riconducibili a partiti. Però tutti abbiamo idee “politiche”; anzi è auspicabile che chi prende un incarico politico lo faccia perché animato da passione politica.

Passera ha tre deleghe, lo Sviluppo Economico e le Infrastrutture e Trasporti, che sono un grande snodo delle relazioni fra politica e gruppi industriali. Nel suo passato ci sono grandi partite giocate nella Cir di Carlo Debenedetti, come ad del gruppo Espresso, di Mondadori prima della nota vicenda. E’ stato chiamato da Prodi per risanare le Poste; con lui Intesa Sanpaolo è entrata in Telco che controlla Telecom Italia, nel treno di Montezemolo e Della Valle. Soprattutto ha orchestrato l’operazione Alitalia di cui Intesa è azionista. Ci risiamo col conflitto d’interessi?

Se Passera vende le sue partecipazioni, non credo che ci sia apriori conflitto d’interessi. Le operazioni di cui è stato protagonista, con cui potrebbe continuare ad avere un “affettuoso legame”, sono tutte chiare, palesi e proprio per il suo passato sotto gli occhi dell’opinione pubblica. In un certo senso si potrebbe dire il contrario, e cioè che fosse improprio, perché troppo politico, l’obbiettivo di fare di Intesa la Banca del Paese. Ad esempio molti si sono chiesti se fosse nell’interesse della banca pilotare e impegnarsi nell’operazione Alitalia, mentre l’obbiettivo politico di Berlusconi, di cambiare rotta rispetto all’operazione voluta da Prodi, e di appoggiarne una di stampo nazionalistico e populistico, era evidente.

Passera respinge il conflitto d’interessi dicendo “sono solo un ministro, mi giudicherete dai fatti”. Cosa dovrebbe fare per essere più convincente?

Nel film “Too big to fail”, un tizio che malignamente accenna al fatto che Hank Paulson, chiamato al Tesoro da Bush, era CEO di Goldman Sachs, viene energicamente zittito: Paulson ha venduto tutte le azioni al momento di assumere la carica. Passera dovrebbe mettersi in condizioni di poter rispondere allo stesso modo: senza eccezioni e senza distinguo.

Circola una battuta secondo cui, per il passato di Monti, questo sarebbe il Governo di Goldman Sachs. Cosa ne pensa?

Che chi la fa è uno sciocco. E anche un po’ ignorante.

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