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Archivio per il Tag »accordo«

→  novembre 19, 2011


Intervista di Maria Giovanna Della Vecchia

L’economista avverte: caso diverso da Berlusconi.
“Legami con le operazioni di Intesa? Tutte trasparenti.”


Conflitto d’interesse, per il neo ministro Corrado Passera, ci sarebbe se restasse in possesso di azioni e stock option di Banca Intesa, “che dovrebbe vendere il prima possibile”. Un conflitto che “non ha nulla a che vedere con quello di Berlusconi: perchè vendere Mediaset in un settore dove i partiti hanno fatto di tutto per impedire che sorgessero concorrenti alla RAI, era praticamente impossibile, mentre di un pacchetto d’azioni ci si può liberare in qualsiasi momento”.

Franco Debenedetti – economista ed editorialista, con un passato da senatore del centrosinistra per tre legislature – non vede che a priori ci siano conflitti di interesse tra il ruolo attuale di ministro e l’esperienza di AD di Intesa Sanpaolo, che ha guidato con l’obbiettivo strategico di diventare la Banca del Paese.

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→  giugno 18, 2010


di Pietro Ichino

Le due clausole dell’accordo che la Fiom-Cgil denuncia come contrarie alla legge, e per alcuni aspetti anche alla Costituzione, sono queste: una in materia di malattia, che esclude il pagamento della retribuzione per le giornate di astensione dal lavoro in cui si verifichino aumenti anomali dei tassi di assenza in corrispondenza con eventi esterni di natura diversa da epidemie (per esempio: la partita di calcio giocata al mercoledì); l’altra in materia di sciopero, che vieta la proclamazione di – e la partecipazione dei singoli lavoratori a – scioperi volti a “rendere inesigibile” l’attuazione dell’accordo stesso (per esempio: uno sciopero dello straordinario, che renda inesigibili le 80 ore annue di “straordinario obbligatorio” previsto in funzione della variabilità delle esigenze produttive).

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→  giugno 15, 2010


di Pietro Ichino

Mi sembra che un rifiuto di sottoscrivere l’accordo proposto dalla Fiat a Pomigliano dovrebbe trovare motivazioni diverse rispetto a quelle che vengono addotte dalla Fiom-Cgil, fondate essenzialmente sulle clausole in materia di malattia e di sciopero: clausole che mi paiono entrambe molto ragionevoli e comunque non contrastanti con la legge oggi vigente in Italia.

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→  aprile 29, 2009

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Secondo il Washington Post è stato raggiunto anche l’accordo tra i creditori della casa di Detroit e il Tesoro Usa: 6,9 mld di dollari svalutati a 2 mld. Dopo la ratifica da parte dei sindacati, dovrebbe essere la volta dell’ultimo atto, cioè l’accordo con Torino, che non dovrebbe però arrivare prima di giovedì. «La Fiat – commenta Franco Debenedetti – che prima sembrava destinata ad essere preda, ha ribaltato i giochi. Grande mossa strategica. Marchionne é stato l’uomo giusto nel posto giusto, al momento giusto con il prodotto giusto. Poi, come sempre, una cosa sono le strategie, un’altra la loro implementazione». In mezzo? I costi.

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→  febbraio 13, 2009

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di Antonella Olivieri

Il dibattito politico sullo scorporo della rete Telecom ha finito per risolversi in un braccio di ferro con l’ex monopolista nazionale. La questione è complessa perché si tratterebbe di conciliare due esigenze differenti. L’una, quella pubblica, di dotare il Paese di un’infrastruttura all’avanguardia, sostenendo nel contempo l’occupazione, l’altra, quella privata di un gruppo come Telecom, di investire in un’ottica di ritorno reddituale.
È chiaro che la strada non potrebbe che essere quella dell’accordo consensuale, perché qualsiasi formula che suonasse come un esproprio sarebbe accolta con sospetto dal mercato e non potrebbe che finire per pesare sul valore dei titoli. D’altra parte la costituzione di una rete di nuova generazione a prescindere dall’esistente – e il “grosso” della rete è in mano a Telecom- rischierebbe di tradursi in un’inutile duplicazione oltre che rivelarsi certamente troppo dispendioso.

Il dialogo sarebbe più semplice se non ci fosse Telefonica? Che, da operatore del settore, non ha nascosto il suo scetticismo (qui alcuno la chiama contrarietà) su un’ipotesi di scorporo della rete. Può darsi che ci si intenderebbe meglio parlando la stessa lingua, ma la questione Telefonica potrebbe presto porsi su un altro piano.

È di ieri la notizia che l’Antitrust dell’Argentina ha respinto il ricorso di Telefonica, Telco, Pirelli e Generali contro la mancata notifica formale del passaggio del pacchetto di riferimento di Telecom alla holding cui partecipano gli stessi spagnoli con la quota di maggioranza. È sempre ammissibile il ricorso alla giustizia ordinaria, ma è chiaro che l’Authority di Buenos Aires sta tirando dritto per la sua strada, partendo dal presupposto di una commistione tra i due maggiori operatori telefonici del Paese. Al vaglio è cioè se Telefonica, pur possedendo indirettamente meno del 2% di Telecom Argentina, non sia in realtà da considerare controllante del suo più diretto concorrente tramite la partecipazione in Telco. Presupposto che cadrebbe se Telefonica possedesse direttamente il 10% di Telecom che oggi detiene tramite la holding.

Evento che potrebbe verificarsi, come prevedono i patti tra i soci Telco, se l’Antitrust argentino dovesse disporre «oneri o disinvestimenti» a carico dell’uno o dell’altro operatore. In quel caso scatterebbe la facoltà di scissione da Telco di Telefonica o dei soci italiani di Telecom, se per esempio fosse quest’ultima a essere penalizzata nell’inibizione a esercitare le opzioni per rilevare il controllo di Telecom Argentina.

Ma in America Latina, un’altra situazione in evoluzione è quella del Brasile, dove la Consob locale ha chiesto a Telco l’Opa sulle minoranze di Tim Participaçoes, sullo stesso presupposto che sia passato di mano il controllo di Telecom. Richiesta, che se andasse avanti, potrebbe portare l’Anatel, l’Authority locale delle tic, a riconsiderare le sue valutazioni sul dossier Tim Brasil-Vivo-Tele-fonica, rendendo scomoda la presenza degli spagnoli nell’azionariato di Telco. Telecom però ha ribadito con i fatti di considerare strategica la sua presenza in Brasile. Tanto che Tim Brasil sta studiando il modo di rientrare nella telefonica fissa a cui aveva rinunciato uscendo da Brasil Telecom.

Su richiesta della Consob locale, ha infatti confermato ieri che sta negoziando con l’imprenditore Nelson Tanure, titolare di testate come la Gazeta mercantil e il Jornal do Brasil, per rilevare la compagnia telefonica Intelig. Con un’operazione economicamente sopportabile, che potrebbe anche essere carta contro carta, e che soprattutto eviterebbe a Tim di affittare la rete fìssa dei concorrenti.

ARTICOLI CORRELATI
La rete della discordia
di Franco Debenedetti – Il Sole 24 Ore, 13 febbraio 2009

Se Telecom non si fa catturare dalla rete della politica
di Orazio Carabini – Il Sole 24 Ore, 18 febbraio 2009

La rete Telecom e il piano Rovati
di Massimo Mucchetti – Il Corriere della Sera, 15 febbraio 2009

Scorporo rete nel piano Caio
di Carmine Fotina – Il Sole 24 Ore, 13 febbraio 2009