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→  maggio 17, 2016


Al direttore.

Avrei voluto che il Senato lo si abolisse del tutto; che almeno si mettesse fine alle regioni a statuto speciale; che si votasse di nuovo col maggioritario di collegio a due turni. Io sento il peso di una riforma votata (quella del Titolo V), altri sentiranno l’amarezza di una riforma bocciata: prima, tre bicamerali fallite, dopo, dieci anni di stallo. Ho 83 anni, non voglio allungare la lista delle occasioni mancate, voterò sì. E lei, Presidente?

→  maggio 10, 2016


Ilva, banda larga, Atlante: in tutti i dossier importanti la Cassa depositi e prestiti (Cdp) è presente con partecipazioni di minoranza. E dove non lo è, si invoca che lo sia: perché la sua stessa presenza certifica che il dossier è importante. Anzi strategico. Una partecipazione, quella di Cdp, non tanto piccola da essere irrilevante, e non tanto grande da essere determinante: sufficiente ad avere influenza. Una partecipazione tale da poter testimoniare una presa di posizione che si ritiene appropriata, senza avere la responsabilità degli imbarazzi che potrebbe produrre se fosse approvata: poni caso, se si trattasse di promuovere un’azione di responsabilità contro i passati amministratori dell’azienda che si sta salvando. A questi delicati equilibri la Cassa è abituata, da quando nel 2003 l’allora ministro Giulio Tremonti convinse le fondazioni bancarie a investire quanto bastava perché Eurostat deconsolidasse il debito postale da quello delle Repubblica.

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→  aprile 15, 2016


Atlante reggerà sulle sue spalle il mondo? Sulle prime sembrava davvero un gigante la struttura allestita da governo e Banca d’Italia: Cassa depositi e prestiti, fondazioni, grandi banche, assicurazioni, società di gestione del risparmio, tutti mobilitati per risolvere il problema delle banche in difficoltà, e impedire che un generale clima di sfiducia e l’aggressività di fondi stranieri sortissero effetti indesiderati, ossia che dalle ricapitalizzazioni uscissero assetti proprietari imprevisti o perdite eccessive dallo smobilizzo di crediti in sofferenza. Sembrava che, per aggirare il divieto al classico bail-out da parte dello stato, si fosse organizzata una sorta di salvataggio, più o meno spontaneo, da parte del sistema finanziario nazionale. A dissipare ogni dubbio, alla guida è stato posto un gestore di rinomata esperienza, un liberista educato a Chicago, Alessandro Penati. In ventiquattr’ore tutto si ridimensiona: le spalle di Atlante sono meno potenti, più piccolo il mondo che regge. Per la massima parte (70 per cento dei fondi) servirà a tamponare gli aumenti di capitale in corso, confidando che la sola reputazione dei soci valga a infondere un po’ di fiducia nei disamorati sottoscrittori, e impiegherà quel che resta per acquistare le tranche junior delle cartolarizzazioni previste per i Non performing loan (Npl), sperando che questo consenta di mantenere le tranche senior a prezzi vicini ai valori di carico delle banche. In sostanza, la vecchia guardia bancaria, ispiratrice dell’iniziativa, ci manda a dire tre cose: i prezzi di mercato sono sbagliati, le norme europee sono inadeguate e la concorrenza tra banche è inappropriata. Meglio quindi “fare i prezzi” degli asset a tavolino, riscriversi le regole in casa e infischiarsene dei conflitti d’interessi e delle distorsioni competitive, tornando alle assicuranti, italianissime “logiche di sistema”.

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→  aprile 5, 2016


Al Direttore.

“La donna libera può cambiare l’islam”, come dice Susanna Camusso a Marco Valerio Lo Prete, oppure è vero il contrario, “bisogna che l’islam cambi perché la donna sia libera”? In un modo o nell’altro, nei paesi islamici, tempi lunghissimi; mentre noi abbiamo l’urgenza di concordare rapporti di convivenza con quelli che sono di casa qui. Si baseranno sui nostri valori, compresi i diritti delle donne, oppure sul “se la sono voluta”? I vignettisti di Charlie per le vignette, quelli del Bataclan per le musiche, Bruxelles per Molenbeek, il Belgio per gli aerei, e tutti per Israele. Quelli del “se la sono voluta” sono gli eredi del terzomondismo e di quanti successivamente ne hanno ingrossato le file: Camusso non ne conosce proprio nessuno?
Perché, compiante le donne e ammoniti i maschi, non si rivolge a loro, e spiega loro il danno che procurano?
A sé, a noi: e alle donne islamiche.

→  marzo 18, 2016


Al direttore.

Ho creduto nel D’Alema del “Dottor Cofferati”. Ho sperato nel D’Alema della Bicamerale. Ho sostenuto il D’Alema del Kosovo. Capirei il D’Alema che dà il suo volto alla minoranza interna del Pd. Perderebbe tutto se si mettesse alla testa della sua diaspora.

→  febbraio 20, 2016


Noi metteremo il veto su qualsiasi tentativo che vuole andare a dare un tetto alla presenza di titoli di stato nel portafoglio delle banche e saremo, senza cedimento, di una coerenza e forza esemplare”, ha detto Matteo Renzi in Parlamento in vista del Consiglio europeo di Bruxelles. Il “tentativo” a cui si riferisce Renzi ha avuto luogo nelle discussioni sulla costituzione del Fondo europeo di garanzia dei depositi, la terza gamba mancante dell’Unione bancaria, dopo la Vigilanza, già in funzione, e il Fondo di risoluzione, che si sta lentamente accrescendo e si completerà nel 2024. Inoltre è stata emanata la direttiva Brrd, quella del bail-in. Il fatto che questo preveda che a coprire le perdite di una banca, dopo gli azionisti, gli obbligazionisti subordinati e gli obbligazionisti ordinari possano essere chiamati anche i depositanti con importi maggiori a 100.000 (quelli fino a quel limite godono già di un’assicurazione europea), rende il Fondo di garanzia sui depositi molto importante: in mancanza di che, al primo rumor di difficoltà di una banca, i depositanti correrebbero a ritirare i loro averi, accelerando così il processo verso il fallimento.

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