A ciascuno il suo imbarazzo

maggio 31, 2008


Pubblicato In: Giornali, Il Riformista

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Sciatteria.Per il Pd è l’Italia dei valori, per il Pdl la rete berlusconiana

Chi pensa che ci sia un filo logico a intessere i fatti politici, trova conferma alle proprie convinzioni nella vicenda dell’emendamento “salva Rete4”: non è dovuto al caso se la prima battaglia parlamentare della legislatura si è combattuta su un tema televisivo, e se si sé risolta con una doppia ritirata. A seguire questo filo si scoprono cose sui rapporti tra maggioranza e opposizione e sul clima politico di questo inizio di legislatura che vanno oltre l’analisi tecnica del fatto. Che è però necessario brevemente richiamare (vedi anche “ TV nervo scoperto della sinistra”, Sole 24 Ore. 27 Maggio).

La commissione europea nel luglio 2006 aveva mosso rilievi alla legge Gasparri, perché discriminerebbe l’accesso al business della TV digitale a vantaggio di chi già oggi è nell’analogico. Il Governo Prodi, invece di rispondere nello specifico, raddoppia: è in generale che la Gasparri non gli piace, la vuole sostituire tutta intera con una nuova legge bell’e pronta, la Gentiloni. Bene, dice Bruxelles, ma quando? Prodi prima risponde “che non [è] in grado di comunicare le date esatte del calendario di adozione”; poi dice entro marzo 2007, poi entro giugno, e infine ammette “ una difficoltà oggettiva a formulare una previsione sui tempi di attuazione del provvedimento”. Non dice che alle “difficoltà oggettive”, i rapporti numerici in Senato, di suo aveva aggiunto quelle “soggettive”, la proposta di tagliare di un quarto, ope legis, il fatturato di Mediaset.

Adesso Bruxelles è passata alla fase due , il “parere motivato”. E il nuovo Governo fa quello che quello precedente avrebbe potuto fare due anni – e qualche discussione –fa. Modifica la Gasparri adeguandola in tutto e per tutto alle disposizioni europee: la licenza per il digitale verrà data a chiunque la chieda. E si impegna a precisare quando cesseranno a trasmettere in tecnica analogica quanti ora lo fanno in regime di licenza individuale. Apriti cielo: perché in questa situazione si trova anche Rete 4, dunque questo è un provvedimento ad personam, dunque ostruzionismo, dunque appello al Capo dello Stato perché non firmi simile nequizia. E il Governo ritira l’emendamento. Ma che cosa ha ritirato? Non certo la norma che consente a Rete4 di trasmettere, perché quella gliela dà la Gasparri ( art 25 comma 11) e glielo conferma il Testo Unico sulla Radiotelevisione ( art. 28 comma 1). Ritira solo un più cogente impegno sulla data del novembre 2012, quando è previsto lo switch over.

Al capo del nostro filo d’Arianna troviamo un fatto del tutto “neutro”: l’impegno formale sulla data dello switch over. Indicare l’emendamento come “salva Rete4” è un falso palese: l’emendamento non salva proprio nulla, Bruxelles non la minaccia, e Rete 4 è già “salvata” da una legge in vigore. Ma allora perché l’opposizione ha fatto fuoco e fiamme? e perché la maggioranza ha ceduto? Perché costruire su un falso una battaglia, la prima della legislatura e la prima del PD? E dall’altra parte, perché non smascherarlo, e cedere?
Nell’opposizione, a scatenarsi sono stati non solo i dipietristi, ma esponenti anche autorevoli del PD che non intendono deporre le armi del conflitto di interessi, televisivo ed economico. Insieme hanno reso difficile al grosso del partito smarcarsi, e l’hanno indotto ad evocare il collaudato mantra di un migliore assetto complessivo del sistema televisivo.
Quanto alla maggioranza, Bruxelles voleva più liberalizzazione dell’accesso al digitale, gli è stata data. Se insisterà sulla data, si troverà il modo di indicargliela prima di incorrere nella procedura di infrazione. Rete4 è al sicuro: perché svegliare il can che dorme?

È un doppio imbarazzo quello a cui ci conduce il nostro filo. Quello del PD si chiama Italia dei Valori (e simpatizzanti in sonno), quello del PdL si chiama Rete4. Imbarazzi forse a modo loro provvidenziali. Perché ne mascherano uno assai più grande, per ciò che da alcuni segni incomincia a materializzarsi: una generale sciatteria, una preoccupante debolezza politica.

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