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→  marzo 1, 2002


All’inizio la denuncia del pericolo di trovarsi in un «regime», il paragonare Berlusconi ad Arturo Ui, descrivere il suo governo come fascista o nazista erano un espediente retorico.

Ma poiché «sottile è la linea che separa il resistente dal retore» come scrive Adriano Sofri, e le parole pesano, a un certo punto l’indignazione per il regime si saldò con l’osservazione che in Italia Berlusconi ha raccolto solo il 45% dei consensi, ne dedusse che il 55% gli era contrario, sognò una «santa alleanza» per batterlo.

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→  febbraio 8, 2002


I massimalisti alla guida?
Almeno saranno chiare le colpe della prossima sconfitta

Non si può per lunga tradizione corteggiare gli intellettuali adornando cortei, palchi e appelli, per poi fare spallucce dicendo “che volete, è solo un cinematografaro” quando prendono la parola in piazza e sostengono tesi sgradevoli. Per questo, mi pare abbia poco senso usare le citazioni del Moretti regista contro il Moretti oratore di piazza Navona. Badiamo alla sostanza.
La ricetta politica che Moretti ha proposto – tornate all’union sacrée da Dini e Di Pietro a Bertinotti – gode di vasta cittadinanza in una parte del centrosinistra. Non la condivido, ma non mi scandalizzo. Piuttosto, Moretti è stato utile nel rivelare che ciò che lo angustiava – siete divisi, non vi capiamo – è clamorosamente vero.

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→  febbraio 8, 2002


I leader della sinistra e chi li fischia

Tocca una corda sensibile Mario Deaglio quando accusa i politici di sinistra di aver perso contatto con la realtà sociale di un paese che è cambiato sotto i loro occhi.
E’ solo perché ha smesso di ascoltare gli intellettuali, di por mente alle analisi che essi, dal primo Sylos a Fuà ad Accornero, solo per ricordare quelli menzionati da Deaglio fornivano con preveggente puntualità? Non credo che sia mancata la capacità di ascolto; anzi spulciando negli archivi probabilmente si troverebbe traccia dei convegni in cui quegli studi saranno stati presentati e dibattuti magari da politici ancor oggi sulla breccia.
Perché non li hanno messi in pratica?

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→  febbraio 1, 2002


Lettera al Direttore dell’Espresso
sulla questione RAI

Caro Direttore,

di fronte al rullo compressore messo in atto dal governo nell’attuare il suo programma, ogni giorno appare più grave la mancanza di chiarezza su programmi e strumenti del centrosinistra a quasi 9 mesi dalle elezioni. Si riproducono gli errori della passata legislatura: allora Rifondazione che fa cadere Prodi, la lotta tra centro e sinistra che affossa D’Alema e blocca la candidatura di Amato a leader; oggi l’antipatia per D’Alema, la velleità della Margherita di mettere sotto i DS che fanno esplodere l’incidente sull’indicazione di D’Alema alla Convenzione europea.

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→  gennaio 24, 2002


Lettera aperta su “L’Unità” del 24 gennaio

Caro Direttore,

sovente dal suo giornale partono attacchi a chi, nella sinistra, non condivide la linea politica dell’attuale direzione dell’Unità. Quello contenuto nel fondo di domenica (” Il dogma della infallibilità di Berlusconi”), autorevole per firma ed esemplare per metodo, merita qualche considerazione.
Partito dalle critiche a Berlusconi e al suo governo, dopo mezza colonna, il suo editoriale “estende” l’attacco “anche a deputati e senatori dell’opposizione”: sarebbero soggetti a “un’egemonia che si espande a sinistra”; anziché opporsi alla destra, inviterebbero la sinistra a “fare come loro” e quindi, a forza di imitazione, diventerebbero “come loro”. “Inavvertitamente”, ha la bontà di aggiungere. Non più traditori, dunque, ma utili idioti: il magazzino offre una varietà di strumenti.

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→  dicembre 29, 2001


Risposta a Vattimo e ai buoni sentimenti

Gianni Vattimo, che mi prende a simbolo di chi va “da sinistra a destra in nome dello sviluppo” (“l’Unità” del 27 Dicembre), si decida: o le tesi che io sostengo e diffondo gli provocano “sempre più marcati dissensi”, oppure i miei sono veramente quello che gli appaiono, e cioè dei “tradimenti“. C’è una radicale differenza: i dissensi li si discute, i traditori si condannano. Nel primo caso si parla di logica e di politica. Nell’altro si istruisce un processo: in cui chi si ritiene giudice in quanto depositario della verità indaga sulle “evoluzioni”, soppesa le aggravanti per chi ha “persino” responsabilità parlamentari, chiede la damnatio di chi “(ancora?) non ha compiuto” una così “stupefacente evoluzione”, “inspiegabilmente sempre più berlusconiana”. “Francamente” sorprendente!

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