→ febbraio 12, 1994

Cosa chiede Franco Debenedetti, presidente della Fondazione Olivetti, a un Governo e a uno Stato progressista? «Che non intervenga direttamente in economia come produttore di beni e come unico erogatore di servizi. Chiediamo soprattutto un quadro chiaro di regole che inseriscano dovunque nel mercato elementi di concorrenzialità. Ma il Governo dovrebbe anche e soprattutto svolgere un ruolo di stimolo che consiste nell’individuazione dei veri orizzonti strategici per le imprese. E dovrebbe anche intervenire per evitare la spaccatura tra posti di lavoro ben protetti, che finiscono inevitabilmente per introdurre elementi di distorsione nella concorrenza, e occupazioni più incerte».
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→ febbraio 1, 1994

Sembra diffondersi la richiesta (e l’offerta) agli imprenditori di assumere responsabilità politiche dirette; l’opinione che le loro esperienze e capacità possano contribuire alla soluzione dei nostri problemi, non solo direttamente, nella condotta delle loro imprese, ma anche indirettamente, applicandole alla gestione della cosa pubblica. Berlusconi viene accreditato di capacità politiche in quanto ritenuto imprenditore di successo, e c’è da credere che siano le indagini demoscopiche a suggerirgli di reclutare tra gli imprenditori i candidati del suo partito. La costituzione di un gruppo di imprenditori in Alleanza Democratica non ha solo lo scopo di fornire la garanzia che il polo progressista è impegnato su un programma di politica economica rispettoso delle esigenze delle imprese. E l’invito ad un maggiore impegno in politica è stato rivolto recentemente agli imprenditori dallo stesso Presidente Scalfaro.
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→ novembre 29, 1993

Temo che, dopo l’articolo di Gianni Vattimo (“Ripensare il buon progressista” La Stampa di venerdi’), il numero di chi,come il sottoscritto, si considerava progressista si sia ridotto di molto: chi si riconosce in quella descrizione?
Progressista sarebbe colui che rifiuta le pure e semplici logiche delle leggi economiche. Il criterio rischia di produrre significative esclusioni: non vi rientrerebbe Keynes, che pur sarebbe difficile includere tra i conservatori; e tanto meno Marx, che proprio dalla ferrea logica di leggi economiche traeva la teoria dell’inevitabilità della crisi del capitale e che non risulta vedesse nella solidarietà il mezzo per travalicarne i limiti. E neppure lo stato sociale tedesco, basato su un calcolo economico rigoroso.
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→ novembre 8, 1993

“Chiunque commetta un fatto che esercita turbamento sulla psiche del Presidente della Repubblica, si macchia di un grave reato”: l’afferma sul Corriere di ieri, l’autorita’ di Ernesto Gallo, ex-Presidente della Corte Costituzionale. Reato grave, pena probabilmente severa, monito solenne. Credevamo che il non avere accesso agli arcana imperii ed ai relativi benefici ci proteggesse almeno da simili pericoli: adesso invece un mare di rischi, un oceano di possibilita’ di commettere reato si apre davanti a noi.
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→ novembre 1, 1993

«La stangata: come i governi comprano i voti con i soldi dei consumatori». E il titolo non di un articolo di un giornale dell’opposizione estrema, ma di un documento ufficiale firmato da Peter Sutherland, segretario generale del Gatt, e diffuso alla fine di agosto.
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→ ottobre 1, 1993

“Reinventing government”: il titolo del fortunato best-seller di Osborne e La Gaebler è stato lo slogan adottato in campagna elettorale da Clinton, che ha fatto della riforma amministrativa uno dei punti chiave del suo programma. Il progetto, un rapporto di 200 pagine, è stato illustrato dal vice presidente Al Gore in una conferenza stampa il 7 settembre.
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