→ dicembre 2, 2004

Con la riduzione delle tasse, Berlusconi ha calato sul tavolo una carta su cui gli altri giocatori sono costretti a “ballare” per i prossimi giri.
Con la riduzione delle tasse, Berlusconi ha calato sul tavolo una carta su cui gli altri giocatori sono costretti a “ballare” per i prossimi giri. Se il centrosinistra ridicolizza i tagli come una “mancetta”, gli consente di dire che lui per primo avrebbe voluto un taglio assai più significativo. Se ne contesta la scarsa incisività, sia per sostenere i consumi sia per ridare competitività alle imprese, ingigantisce l’immagine di un Berlusconi disposto a rischiare il rapporto con gli alleati pur di dar prova di coerenza. Se dice che i tagli sono finti, non puo’ gridare alla macelleria sociale. Se solleva dubbi sulla copertura, non si puo’ lamentare che siano stati trascurati investimenti, per esempio in ricerca, per importi di due o tre volte maggiori.
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→ novembre 13, 2004

Stato. Costi scandinavi, efficienza sudamericana
Berlusconi non taglierà le aliquote marginali delle imposte, non ridurrà la pressione fiscale. Dobbiamo rallegrarcene? Se guardiamo solo al colpo micidiale che questo scacco porta alla sua credibilità, già a pezzi dopo l’evidente sgretolarsi della sua coalizione, senza dubbio sì. Ma proprio perché rende più probabile la nostra vittoria, il suo scacco va valutato alla luce della situazione che dovremo affrontare quando toccherà a noi guidare il Paese.
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→ novembre 11, 2004

di Luca Savarino
Non si può sconfiggere il terrorismo con le argomentazioni di una «guerra santa»
La guerra di Osama Bin Laden all’Occidente è una guerra fisica e metafisica, reale e simbolica: una guerra all’America e all’idea dell’America e dell’Occidente che essa rappresenta. Agli occhi dei terroristi, l’11 Settembre assumeva il carattere di una palingenesi, di un evento di purificazione e rinascita: l’attacco alle Torri Gemelle intendeva far rivivere un mito antico, il mito della distruzione della città del peccato, la Nuova Babilonia, simbolo del vizio e del materialismo americani, del dominio imperiale e capitalistico.
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→ novembre 10, 2004

Cosa si cela dietro l’ambigua formula
Per gli “atei devoti”, secondo l’espressione di Nino Andreatta, ribaltata da Giuliano Ferrara, il George W. Bush che ha vinto le elezioni è sia il “born again”, che mobilita il voto dell’America profonda, religiosa e integralista, sia il “commander in chief”, la guida che garantisce al paese sicurezza, e non esita nella lotta contro il terrorismo. La fede del convertito come il fondamento necessario alla fermezza del capo di una nazione in armi.
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→ novembre 5, 2004

Parlare di «regime» oggi non ha senso
Confesso che non me ne ero accorto: anch’io, insieme a metà degli italiani, sono un “resistente”, nel senso storico e nobile del termine, quello del ’43 – ’45, resistente al regime. A rivelarmelo è Furio Colombo che, sull’Unità del 31 Ottobre, ne trae spunto per un “Elogio degli Italiani”. Dato che viviamo in un regime, è il suo ragionamento, se questo, come indicano le ultime elezioni, prende a vacillare, il merito è dei “cittadini italiani che hanno resistito”. Contro il regime, la resistenza: per ora con la r minuscola, poi si vedrà.
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→ novembre 4, 2004

Il trionfo del “nemico”
“Se fossi americano”: potrebbe essere il nome del gioco a cui, molti in Italia, moltissimi in Europa, si sono per mesi appassionati. “…voterei per Kerry”: ne era l’ovvia continuazione. Qualcuno, ed erano parlamentari italiani, e non solo per gioco, vi aveva perfino immaginato un seguito: “…e chiederei a Nader di ritirarsi”.
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