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Archivio per il Tag »PDS«

→  dicembre 28, 2016


Questa volta, si spera, nessuno vorrà ululare al fallimento di mercato. Si tratta ovviamente di Monte Paschi di Siena. L’intervento pubblico – sotto forma di ricapitalizzazione preventiva – è reso oggi necessario per rimediare ai danni prodotti da decenni dalla partecipazione pubblica: infatti di nomina pubblica è la maggioranza dei consiglieri della Fondazione, per interesse partitico si è consentito alla Fondazione di detenere la maggioranza assoluta del capitale della banca, in violazione della legge Ciampi, e questa, per non perderla, ha fatto fare alla banca operazioni sui derivati che ne hanno deteriorato il bilancio.

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→  giugno 29, 1995


Sul tema privatizzazioni-liberalizzazioni, Enel, Stet, Authority abbiamo da un lato un’imponente mole di contributi, di proposte, tecniche e politiche, dall’altro un governo che continua imperterrito per la sua strada: le aziende di pubblica utilità devono essere privatizzate così come sono, la liberalizzazione dei relativi servizi è problema cui altri dovranno provvedere. Col che si pone un serio problema alla maggioranza che sostiene il governo Dini: essa sostiene sì la politica di bilancio, di cui le privatizzazioni sono parte fondamentale; ma la stessa maggioranza si è espressa in modo non equivocabile in favore di una liberalizzazione che proceda almeno contestualmente alle privatizzazioni (ad esempio con la mozione Salvi del 16 Marzo).

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→  marzo 16, 1995


Alla fine del secolo scorso, Camillo Olivetti si recava negli Stati Uniti insieme a Galileo Ferraris, di cui era assistente. La ricerca italiana nel campo elettrotecnico era allora all’avanguardia e proprio questo aveva spinto i due al lungo viaggio. Molte cose hanno imparato dagli Usa gli imprenditori dell’Italia che si andava industrializzando. Ma mentre alcuni della lezione americana recepivano soprattutto i metodi del taylorismo e del fordismo, che cosa impressiona di più il giovane Camillo Olivetti? Il fatto che in America la classe dirigente aveva una mentalità anticonservatrice, così diversa dall’abito curiale e notarile del ceto politico e dalla burocrazia italiana.

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→  novembre 1, 1994


Col maggioritario il voto è diventato mobi­le; ridottosi il potere delle segreterie dei partiti, è diminuito il valore dell’appartenen­za; diventa determinante la figura del leader, che riverbera su tutta la formazione politica la luce della sua notorietà. Viviamo una si­tuazione di transizione: accanto a Forza Ita­lia, tutta identificata con il suo leader, convi­vono le forze ancora organizzate come partiti che ritengono di essere meno toccate dal pro­cesso di mobilizzazione dell’elettorato. Per i popolari. la loro anomala collocazione, rinvia ad una probabile instabilità. Paradossalmen­te, è proprio l’area di sinistra-centro, da cui più forte è venuta la spinta al cambiamento verso il maggioritario, quella che meno ha sa­puto darsi un’organizzazione coerente con il nuovo sistema: né partito tradizionale, né mo­vimento illuminato da un leader. E la strategia di tutta l’opposizione dipende dal proble­ma di dare unità e peso a quest’area.

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