Un pamphlet indica il lato nascosto delle elezioni italiane: basta la volontà popolare a governare la democrazia in un mondo complicato o servono élite e competenza? Due chiacchiere aspettando Sanremo.
Chiacchiere al Foglio. Hanno partecipato Franco Debenedetti (già senatore dei Democratici di sinistra, autore de “Il peccato del professor Monti” per Marsilio editori), Sylvie Goulard (parlamentare europea liberale, autrice insieme a Mario Monti di “La democrazia in Europa” per Rizzoli e Flammarion), Rita Di Leo (professore emerito alla Sapienza di Roma, autrice de “Il ritorno delle élites” per Manifestolibri) e il direttore Giuliano Ferrara.
Accusa Debenedetti: Monti vuole cambiare la politica a colpi di tecnocrazia, oltre destra e sinistra. Lo difende l’americano Gardels: la democrazia è tante cose, non è solo la conta delle teste, in America gli apparati tecnici integrano il consenso. Il “modello cinese”
“Il peccato del professor Monti”, pamphlet di Franco Debenedetti in uscita oggi per Marsilio, “nasce dalla preoccupazione”. Il timore è che in Italia sia “in atto un tentativo di cambiare radicalmente il discorso politico”. Sul banco degli imputati, intellettualmente parlando, c’è il presidente del Consiglio uscente (e di fatto ricandidato), Mario Monti.
Domani a Orvieto avrà luogo una cerimonia funebre: quella per LibertàEguale, l’associazione nata dall’incontro tra politici che idee liberali avevano maturato in un’intensa militanza nei partiti della sinistra, il Pci e il Psi, e persone entrate in politica dopo il ’94, prima con Alleanza democratica poi con l’Ulivo. Per il nostro (relativo) successo ci sono state ragioni contingenti: nel ’94, l’idea di portare gente e idee agli ex comunisti che erano stati “sotto vuoto” per cinquant’anni. Ragioni metapolitiche: parte della borghesia italiana non se la sarebbe mai sentita di votare per Berlusconi, ma voleva che ci fosse qualcuno a garantire di persona per l’ex Pci.
A highly indebted country such as Italy depends on its reputation. Lose it and you fall into a “bad equilibrium,” in which high interest rates make the debt unsustainable and default becomes a self-fulfilling prophecy. This is what happened to Italy in the summer of 2011, when then Prime Minister Silvio Berlusconi and his ministers lost what remained of their reputations and the cost of Italian debt soared, putting at risk both the future of Italy’s economy and of the euro. The only way out was for Italy to appoint a prime minister who enjoyed a strong reputation in the eyes of the world and would therefore be able to repair Italy’s.
Qual è la notizia? Che si voti due o tre settimane prima? Semmai dovrebbe essere una buona notizia: il governo, non sfiduciato, può restare in carica nella pienezza dei suoi poteri; che la “strana maggioranza” avrebbe avuto fibrillazioni e sussulti avvicinandosi la data delle elezioni, era prevedibile: abbreviare la campagna elettorale è atto di saggezza.