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→  novembre 4, 2001


Dopo l’11 settembre i rischi di un nuovo protezionismo

«Più regole contro il mercato selvaggio», titola La Stampa, riportando il pensiero di Romano Prodi; «Mercato, ideologia sconfitta», riassume il Corriere il pensiero di Giuseppe De Rita (in entrambi i casi forzando un po’…). Dall’11 settembre è stato un ritorno in forze di chi, in nome di Keynes, auspica il ritorno dello Stato nella gestione diretta di attività economiche; o di chi, in nome del nuovo Nobel Joseph Stiglitz, se la prende con i fallimenti del mercato. Nel disorientamento e nella paura, scatta sempre l’istinto di chiedere ai propri governanti non solo informazioni corrette e decisioni sagge, ma protezione sicura.

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→  settembre 21, 1994


Rileggere James Buchanan, in questa estate torrida e inquieta, fa l’effetto di una fresca brezza di montagna. La cronaca riporta di un’attività politica il cui scopo precipuo pare essere quello di infiammare i conflitti; Buchanan offre la sua teoria della politica come processo attraverso cui risolvere i conflitti individuali. Rispetto a tanto disordinato vociare, i suoi scritti consentono di comporre un ideale controcanto: di cui ognuno può facilmente scoprire i riferimenti, fin dalla citazione iniziale. Come è noto, è l’individuo il centro del pensiero del premio Nobel 1986 per l’economia: «Le procedure democratiche non sono correlate alla ricerca di un fine della politica astratto ed esistente indipendentemente dagli individui che compongono la comunità».
Gli individui operano nella società prendendo decisioni, facendo scelte: mediante i meccanismi del mercato e del voto. Se gli individui sono razionali e informati, e se operano all’interno di regole, le loro scelte sono per definizione ottimali. Nel senso (tecnicamente si dice paretiano) che ogni scelta differente di qualcuno darebbe luogo a una situazione meno favorevole per qualcun altro.

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