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Archivio per il Tag »Giuliano Ferrara«

→  febbraio 14, 2024


Al Direttore.
Israele e quella prova di Amleto, ha scritto lunedì Giuliano Ferrara: non una vendetta cieca, ma l’unico mezzo, forse, per difendere democrazia e libertà. Ben lo sanno gli americani: è stato necessario ammazzare Bin Laden per poter di nuovo salire su un aereo con la ragionevole sicurezza che non sarebbe stato dirottato. Gli amici di Israele e la prova di Amleto: non ammonimenti e minacce ma aiuti concreti e mezzi condivisi per riuscire a smantellare l’organizzazione terroristica rispettando i civili innocenti. E’ difficile ma su può fare, anzi si deve fare.

→  gennaio 5, 2015


Editoriale di Giuliano Ferrara

Curare i gay” è una scemenza col botto, un gesto di piccola intolleranza ignorante. Sono molto sorpreso da Costanza Miriano, una scrittrice popolare e ben disposta verso la scorrettezza connaturale alle idee; da Luigi Amicone, un ciellino che mi pare vivace e autentico; da Roberto Maroni, sassofonista e politico di talento ma ambiguo, oggi inzuppato nel nazionalismo macho dei tombini di ghisa in mancanza di meglio. Tutti abbiamo bisogno di essere curati e soprattutto di essere lasciati in pace. A tutti sono dovuti rispetto, libertà personale, privacy. La lettura del Simposio platonico o del Fedro, lo studio delle biografie di Anselmo d’Aosta e del cardinale Newman, una scorsa ai romanzi di Isherwood sono attività facoltative, e anche le tirate di s. Paolo contro i sodomiti sono le benvenute, perché parlano di peccato e non di malattia, sono illuminate dal precetto che “il giusto vivrà per la fede” e non dal positivismo burlesco della cattiva ideologia contemporanea. Invito caldamente i nominati, nel giorno del convegno lombardo al quale hanno promesso di partecipare, giorno ch’è imminente, a starsene a casa o a organizzare la protesta contro l’insegnamento nelle scuole milanesi dell’ideologia del gender o dell’indifferenza sessuale, senza dimenticare che la sola radiografia del fenomeno da parte di un prete di curia milanese ha indotto l’arcivescovo a scusarsi per l’iniziativa. Le sentinelle leggano libri buoni in piedi invece di mettere in provetta, con l’assistenza di psichiatri psichiatrizzabili e di tradizionalisti senza il senso della tradizione, chimismi, ormoni in pillola e altre vaghezze dagli scaffali del farmacista Homais. Il buco della serratura e il comune senso del pudore lasciatelo alla dottoressa Boccassini, una specialista.

Un tetro silenzio della ragione, mascherato da lago d’amore, ha preso il posto vuoto lasciato dalla generosa e apocalittica abdicazione al soglio di Ratzinger. Tutto quello che era pensiero strutturato, elegante, mite, forte e intenso, si è come volatilizzato in un batter d’occhio. Da un lato abbiamo il cedimento intellettuale di un pensatore debole come monsignor Bruno Forte, che ha sostituito Karl Barth con Roland Barthes; dall’altro l’irrigidimento caricaturale e clinicizzante dei materiali culturali non negoziabili che furono lo stigma d’intelligenza di una lunga stagione cattolica e laica del contemporaneo. Quelli della Manif pour tous in Francia hanno trovato spesso modi sensati e colorati di sense of humour per esprimere il rigetto del dottrinarismo di gender e delle teorie omosessualiste ortodosse, qui ci balocchiamo con il dottrinarismo terapeutico e altre perversioni da capofamiglia. Ma scherziamo? Ratzinger aveva spiegato in tutta la sua teologia e predicazione che il mondo moderno era diventato – esso sì – relativisticamente dottrinario, che stava crescendo come una schiuma noiosa e infeconda di pregiudizi, insultante per la fede alleata della ragione. Dottrinario sarà lei – era il suo insegnamento – i libri cristiani e il libro cristiano aiutano a pensare anche il tempo e la storia oltre le sue miserie, oltre la banalizzazione del peccato, oltre il pensiero unico, esclusivo, irregimentato. E noi vogliamo riportare la cultura cristiana e cattolica dentro le ossessioni ideologiche del tempo, mettendo la psicologia comportamentale e altre bellurie dentro la nuova evangelizzazione. Almeno andate al cinema, se siete interessati alle visioni del mondo. C’è The imitation game in tutte le sale: se avessero messo Alan Turing in un sanatorio per froci, oggi saremmo tutti sudditi del Terzo Reich, molto probabilmente.

E prendete nota della biografia di Winston Churchill scritta da Boris Johnson, il machissimo e rutilante sindaco di Londra. Raggiunsero affannati Churchill nella quiete dalla campagna mentre scriveva. Gli dissero che era stato trovato un alto funzionario del governo mentre si faceva un militare della guardia su una panchina di Hyde Park alla fine di novembre, alle tre del mattino, e che lo scandalo sarebbe scoppiato in poche ore. Churchill sollevò il capo dai fogli e chiese conferma. Era avvinghiato a una guardia? Su una panchina del parco? Alle tre del mattino? Con questo tempaccio? “Ma c’è di che rendere orgoglioso lo spirito britannico”, concluse.

→  aprile 30, 2014


di Giuliano Ferrara

Se Paul Krugman dice che il libro di questo Thomas Piketty è la nuova edizione per il nostro secolo dell’anatomia della società civile dell’Ottocento contenuta nel Das Kapital di Marx (in realtà Krugman è spicciativo, scrive in tono entusiasta che è fantastico, il miglior libro da decenni in qua), devo credergli. Se un verbale di commissariato parigino afferma che Piketty le suonava alla moglie, Aurélie Filippetti, ora ministro della Cultura, devo credergli. Se il Wall Street Journal trova il saggio che fa tendenza a Washington ideologico e confuso quanto a dati e interpretazioni, devo credergli.

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→  febbraio 19, 2014


di Giuliano Ferrara

Fabrizio Barca è il numero 279 della nomenclatura. Conta un cazzo. Nessuno gli ha mai chiesto di fare il ministro dell’Economia. E’ stato un funzionario bravino in Bankitalia, poi con Ciampi al Tesoro, poi con Tremonti e Berlusconi (buona performance sui fondi europei), poi ministro di un coesivo Nulla coccolato da Monti. Poi lo splash. E’ tornato a fare il funzionario del Tesoro. E fin qui, passi. Ma il giovanotto, privo di discernimento politico ma non di ambizione, è stato insignito di una immagine pubblica totalmente ridicola: uscito dal governo dei tecnocrati, dove non si era certo segnalato per alcunché di rilevante, tampoco in senso politico, è diventato grazie alla curatela di Repubblica (editore Carlo De Benedetti, direttore Ezio Mauro, fondatore Eugenio Scalfari) e alla sua scia giornalistica lunga lunga, un capo addirittura della sinistra italiana. Roba da matti. Ieri con la bella Fornero, oggi con il Vendola e con pretese su un Pd ma ben bene di sinistra, e come si diceva nel vecchio gioco del Monopoli, “senza passare dal via”. Cose ’e pazzi.

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→  febbraio 9, 2013


Un pamphlet indica il lato nascosto delle elezioni italiane: basta la volontà popolare a governare la democrazia in un mondo complicato o servono élite e competenza? Due chiacchiere aspettando Sanremo.

Chiacchiere al Foglio. Hanno partecipato Franco Debenedetti (già senatore dei Democratici di sinistra, autore de “Il peccato del professor Monti” per Marsilio editori), Sylvie Goulard (parlamentare europea liberale, autrice insieme a Mario Monti di “La democrazia in Europa” per Rizzoli e Flammarion), Rita Di Leo (professore emerito alla Sapienza di Roma, autrice de “Il ritorno delle élites” per Manifestolibri) e il direttore Giuliano Ferrara.

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→  novembre 3, 2012


Al direttore

Di Pietro al Quirinale. In Mercedes. Prestata da Grillo.

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