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Archivio per il Tag »Francesco Forte«

→  maggio 3, 2014


di Francesco Forte

Il libro di Thomas Piketty, “Capital in the Twenty-First Century”, soprattutto dopo la sua pubblicazione in lingua inglese, ha suscitato un dibattito interessante. La sua impostazione metodologica, consistente nel mettere insieme dati plurisecolari sulla diseguaglianza dei redditi, mi insospettisce. Ciò ancorché egli sembra essere stato aiutato in tale compito da un economista competente come Anthony Atkinson. Infatti quando per il mio libro “L’economia italiana dal Risorgimento ad oggi” del 2010 ho cercato di ricostruire serie omogenee dei dati macro economici della nostra economia nei 150 anni, mi sono reso conto di quante lacune ci siano nelle fonti statistiche di un singolo paese. E non capisco come si riesca a omogeneizzarli fra una ventina di paesi, come fa Piketty. In attesa di studiare tali banche dati, esprimo molti dubbi sulla tesi di fondo per cui la elevata concentrazione della ricchezza dipenderebbe dal fatto che “r”, il tasso di remunerazione del capitale, ha la tendenza a eccedere “g”, il tasso di crescita del pil, per colpa del modo “patrimoniale” in cui è organizzato il sistema economico capitalistico.

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→  settembre 20, 2012


di Francesco Forte

Secondo Massimo Mucchetti, firma economica del Corriere della Sera, Fiat Auto non sarebbe una vera multinazionale. Quelle vere sarebbero solo Toyota, Volkswagen, Ford, General Motors, Mercedes, Bmw e Renault. La ragione di ciò sarebbe che Fiat non possiede stabilimenti fuori dall’Italia di marca europea. Non si capisce la logica di questa affermazione perché Fiat è sposata con Chrysler, che è una multinazionale statunitense come Ford e Gm.

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→  settembre 19, 2011

Relazione di Francesco Forte

1.E’ molto strano che si sostenga che è necessario vendere un a parte rilevante del nostro patrimonio immobiliare pubblico e privatizzare le imprese pubbliche statali e sopratutto locali per abbattere il debito pubblico e, nello stesso tempo, si sostenga che per risanare i nostri conti pubblici occorre una imposta patrimoniale. Chi dovrebbe comperare gli immobili pubblici e le azioni delle imprese pubbliche privatizzzate , se popi rischia di pagarci una imposta patrimoniale?. E a quale prezzo si pensa di vendere questo patrimonio, se si preannuncia che il suo valore di mercato sarà intaccato da una patrimoniale ? Forse non si vogliono fare queste dismissioni di patrimoni pubblici.
Grosso modo , ci sono, sul campo , tre proposte di tassazione patrimoniale

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→  febbraio 18, 2011


di Francesco Forte

1. Il 30 Aprile 1993, davanti all’Hotel Raphael, il popolo viola d’allora lanciò un cesto di monetine contro Bettino Craxi, il pentapartito e la prima Repubblica. Era l’inizio dell’operazione giustizialista, a cui è seguita la cannibalizzazione e la svendita della maggior parte dell’apparato di grandi imprese italiane. Il gruppo Ferruzzi, Montedison Finsider, Italtel, T SME, Enichem, mentre Olivetti fu svuotata come impresa elettronica e trasformata in compagnia di telefonia cellulare e Telecom Italia, oggetto di scalate successive, non assumeva il ruolo di avanguardia tecnologica che, come campione nazionale, avrebbe potuto avere. Era stato, così, colpito il motore della crescita industriale italiana. L’apparato bancario imprigionato nella nuova gabbia delle Fondazioni bancarie risultava inadeguato alle funzioni di sostegno all’ investimento delle imprese sul mercato internazionale.

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→  ottobre 28, 2000


Al Direttore.

Il dilemma del prigionie­ro di cui parla Francesco Forte sul Foglio del­l’altrieri è fondamentale nella teoria dei giochi utilizzata per progettare le aste. Ma la teoria stessa dimostra che un comportamento collaborativo tra i prigionieri si instaura se il gioco viene ripetuto un numero infinito di volte: e qui i giocatori sanno che i rilanci possono es­sere molto numerosi. E sanno anche che ci so­no meno premi che contendenti: un prigionie­ro alla fine comunque resterà in prigione.

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