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→  dicembre 22, 2013


Recensione a
La fin du rêve Européen
François Heisbourg
ediz. Stock, pagg. 194


Non vuole essere confuso con gli eurofobi di destra e di sinistra. Ha votato sì a tutti i referendum europei. È federalista convinto. François Heisbourg, presidente dell’International Institute for Strategic Studies di Ginevra, lo dice chiaro: Fin du rêve Européen, titolo del suo ultimo libro, non è un auspicio, è una constatazione.

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→  settembre 27, 2013


Appelli di economisti non sono una novità di questi tempi. Neppure una novità è drammatizzare le conseguenze, in termini soprattutto di disoccupazione, delle politiche di austerità europee. Ma l’appello promosso da Emiliano Brancaccio e Riccardo Realfonzo (intervistato anche sul Foglio del 25 settembre) e sottoscritto da ben 300 firmatari è singolare per molti motivi: perché la lettera che lo illustra è stata pubblicata su quattro colonne dal Financial Times del 23 settembre; perché, uscita proprio il giorno del trionfo della Merkel, diventa quasi un appello alla futura cancelliera, ritenuta simbolo del rigore tedesco imposto ai paesi del sud Europa; ma soprattutto per il paragone storico su cui si basa, e su cui il Financial Times fa il titolo: “I governi europei stanno ripetendo gli errori del trattato di Versailles”.

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→  luglio 29, 2013


Caro Direttore,

quando Antonio Fo­glia parla di requisiti patrimoniali delle banche, e se la prende con i regolatori incapaci di imporre livelli adeguati, non si può non essere d’accordo con lui… Ma quando, spostando il discorso sugli squilibri finanziari tra Stati europei, prende di mira «la sordità tedesca alla parole di Draghi» (Corriere della Sera del 26 luglio) allora non ci si sente di condividere la sua sicurezza. «La questione delle partite correnti è sempre stata trascurata, sia nei dibattiti accademici, sia nella gestione politica dell’area dell’euro» scrivevano Francesco Giavazzi e Luigi Spaventa in un paper del 2010 sulla crisi spagnola del 2008. Eppure si sa che disavanzi nei conti con l’estero servono a far convergere le economie solo se i debiti contratti finanziano investimenti produttivi tali da produrre surplus che in futuro li bilancino. Per Foglia non sono questi i problemi, bensì la Germania che ha una «errata comprensione» della crisi e che ignora «opportunisticamente» il problema; e a cui va quindi contestato che «non può poi ripudiare ì debiti che ha imprudentemente finanziato».

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→  aprile 20, 2013


Molte sono le ragioni per cui tante imprese soffrono e tante chiudono: non sono competitive, vivono in un sistema non competitivo, la domanda cala, i clienti non pagano, l’aumento del carico fiscale intacca l’autofinanziamento. Tante le cause, unico il risultato: manca la liquidità. Le banche, a cui viene chiesto di aumentare la patrimonializzazione, riducono gli impieghi. Gli strumenti messi in piedi dalla Bce per trasmettere al mercato la propria politica monetaria, ad ogni evidenza non bastano.

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→  aprile 13, 2013


In occasione del convegno Piccola Industria, Torino, 12-13 aprile 2013

Non c’è stato intervento, ieri a Torino, in cui non venisse toccato il tema dei debiti pregressi della pubblica amministrazione. Quei 40 miliardi di debiti commerciali che ora Bruxelles ha sbloccato, per le imprese che sono riuscite a sopravvivere alla crisi che riduce volumi e margini, mentre le banche razionano il credito, sono come l’acqua per chi muore di sete. E non c’è stato intervento in cui non si parlasse di politica europea: a cui la questione dei debiti pregressi è strettamente connesso. Italiano è il debitore, italiani i creditori, italiani i codici che ne regolano i reciproci rapporti: ma la decisione se pagare o no si prende a Bruxelles.

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→  marzo 27, 2013


By Marc Chandler

Based on the latest discoveries, such as this picture from the European Space Agency, scientists are concluding that the universe is not inflating quite as fast as they previously thought. And so too, back here in on Earth, we are finding things are not quite as they may have appeared. The attempt to reflate the world economy is proving more difficult.

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