→ ottobre 20, 2010

di Carlo Stagnaro
Tra beni immobiliari e società controllate, gran parte del patrimonio pubblico è di regioni e comuni. Tremonti li incalzi
Il programma con cui il Pdl ha vinto le elezioni prevede la “liberalizzazione dei servizi privati e pubblici” e la “liquidazione delle società pubbliche non essenziali”. Le due cose vanno assieme, o non vanno: la privatizzazione di un monopolio è il mero trasferimento di una rendita, la liberalizzazione in presenza di colossi pubblici è fatalmente monca. In più, la cessione di beni mobiliari e immobiliari può sia fornire risorse al governo, sia rivitalizzare il mercato. Ma quali sono gli asset alienabili?
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→ ottobre 19, 2010

da Peccati Capitali
La cantina, nuova risorsa dell’interior design. Non quella umida, dove le bottiglie venivano tenute ad invecchiare, ammassate per terra, ma quella da arredamento, come status symbol. Teche di vetro e legni pregiati, dove le preziose bottiglie sembrano galleggiare su esili supporti tecnologici che consentono di intravvedere etichetta ed annata, a formare pareti e divisori. La tecnologia consente di avere microclimi adatti per ogni tipo di vino. Con il multitasking che sovrappone le nostre attività, non esistono più i luoghi deputati in cui svolgerle, le enoteche possono arredare qualsiasi stanza, studio, salotto, perfino stanza da bagno: banalmente, anche la sala da pranzo. Nel reportage sul Wall Street Journal – e dove se no? – si racconta anche del sommeiler elettronico, che memorizza etichette, date, collocazione, ranking aggiornato su Wine Spectator.
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→ ottobre 18, 2010


Vendere, vendere, vendere. Ma vendere allegramente, orgogliosamente, per finanziare cultura, sapere, ricerca, crescita. Per ridurre il debito pubblico, che è largamente inferiore al valore del patrimonio immobiliare dello stato italiano. Vendere per allargare il settore privato e ridimensionare l’abnorme spazio del pubblico. Uno spazio che sa del secolo scorso e di quello che lo precede, un anacronismo, uno spreco inutile nella forma dell’immobilizzo. Vendere e liberalizzare, autorizzare, creare condizioni di business, far circolare i capitali privati (che sono ingenti e paralizzati dalla paura), agganciarli a una strategia della ripresa. Qualche caserma dismessa in meno, qualche grattacielo in più.
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→ ottobre 17, 2010

Nell’ingranaggio del mercato pesano ostacoli posti dal decisore pubblico.
La recente nomina del ministro dello Sviluppo conferisce significato di viatico allo studio L’economia italiana tra crisi e nuova globalizzazione eseguito dall’area ricerca economica di Banca d’Italia guidata da Salvatore Rossi. Il Foglio ne ha anticipato i contenuti principali sotto il titolo «Per una politica industriale liberal-liberista», un ossimoro che invita a una riflessione generale.
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→ ottobre 6, 2010

di Giuliano Ferrara.
I consigli al governo in una ricerca di prossima pubblicazione del capo economista di Bankitalia: non solo modello tedesco
Una politica industriale serve, purché non ricalchi quella discrezionale e dirigista degli anni Settanta, e si ispiri al modello tedesco non solo nelle relazioni sindacali ma anche come proiezione del sistema paese. Sono le indicazioni contenute in un paper in corso di limatura scritto anche dal capo dell’area ricerca economica della Banca d’Italia, Salvatore Rossi.
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→ ottobre 5, 2010

da Peccati Capitali
Ha poco più di mezzo secolo il business del “turismo individuale di massa”. Fu Vladimir Ritz, un russo bianco ebreo scappato dai bolscevichi nel ’28 e dai nazisti nel ’39, e scomparso in agosto, a intuire che poteva esserci un mercato a offrire, a prezzi affrontabili da una classe di non ricchi, una vacanza che mettesse insieme il sole, la spiaggia e uno stile di vita più libero e disinibito: nel 1959, su aerei dismessi dall’Air Force, portò il primo gruppo di inglesi da Gatwick a Calvi, e li ospitò in tende per due settimane, con 1200 € di oggi. Un anno dopo nasceva il Club Mediterrané, e a seguire imitazioni e varianti.
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