→ ottobre 26, 2010

dalla redazione di Roma
Quanta fame “di banda” hanno gli operatori italiani? È la principale incognita dalla quale dipendono le sorti della nuova asta. Fare paragoni con la Germania, che ha incassato 4,2 miliardi, rischia di essere fuorviante. L’Italia ha quattro operatori di telefonia mobile puri, che utilizzano cioè un’infrastruttura proprietaria.
leggi il resto ›
→ ottobre 26, 2010

di Carmine Fotina
Per il dividendo digitale l’Italia pensa a un’asta sul modello tedesco. All’Authority per le comunicazioni stringono i tempi in vista della consultazione pubblica che dovrebbe essere pronta entro l’anno: si va verso una gara unica, con un pacchetto misto di frequenze destinato alla telefonia mobile (800, 1.800 e 2.500 megahertz) come già avvenuto in Germania.
leggi il resto ›
→ ottobre 23, 2010

di Giuliano Ferrara
I gruppi TLC le vogliono, le TV locali sono cintrarie a cederle ma Tremonti vuole racimolare soldi. Riuscirà?
Il governo cerca di incassare un paio di miliardi di utili per il decreto Milleproroghe o per un decreto pro sviluppo. Le tv, in particolare quelle locali, non vogliono cedere gratuitamente un bene che dicono di utilizzare ancora. E le compagnie di telefonia mobile reclamano maggiore spazio nell’etere per i nuovi servizi. Sulle frequenze televisive è in corso una partita, giocata finora a carte coperte, che intreccia politica, authority, società televisive e gruppi telefonici.
leggi il resto ›
→ ottobre 22, 2010

Che cosa hanno in comune le fondazioni bancarie e le frequenze televisive? A entrambe si guarda per reperire risorse per progetti che il bilancio dello stato non riesce a finanziare: al primo posto dell’elenco, accanto alla sempreverde rete a banda larga, si è da poco insediata la riforma Gelmini. Si tratta di risorse effettivamente disponibili? Nel caso della Fondazioni, tre lustri dopo laegge Ciampi Pinza, si dovrebbe sapere che farci entrare progetti di questo genere sarebbe una forzatura di quanto statuti e di legge prescrivono per investimenti dei patrimoni e destinazione dei redditi. Nel caso dei proventi dalla vendita delle frequenze liberate dalla transizione al digitale, varrebbe la pena verificare se quel “un bel pò di miliardi” di cui parla Pier Luigi Bersani (sul Corriere del 14), e Eugenio Scalfari (su Repubblica del 17) precisa essere 3, sono effettivamente disponibili.
leggi il resto ›
→ ottobre 21, 2010

Le solite cose da fare per la prosperità e che non si fanno
Lettera al direttore
Caro Direttore,
“vendere con intelligenza”, ammonisce Luigi Zanda. Vendere con un obbiettivo, vorrei precisare: che non è il 120% (stock del debito), ma il 2% (tasso di crescita reale). Per ridurre il debito c’è solo la crescita. Con un tasso del 2% reale all’anno e un bilancio in pareggio negli anni normali, il debito va a posto, anno dopo anno: non c’è fretta, nessuno attacca un Paese che marcia su quella strada.
leggi il resto ›
→ ottobre 20, 2010

di Luigi Zanda
Domanda del senatore pd: il federalismo demaniale verso cui andiamo è compatibile con l’alienazione del patrimonio statale?
Al direttore.
Sul Foglio di lunedì lei affronta il problema dei problemi, quello del nostro mostruoso debito pubblico. Non scioglie però il nodo del rapporto tra debito pubblico e federalismo. E cioè se il debito pubblico di uno stato che si trasforma da unitario in federale non debba essere imputato, almeno in parte, alle regioni che hanno concorso a formarlo. Cosa deve fare un paese con un debito spaventoso, pari al 118 per cento del pil, per ridurlo consistentemente e, nel contempo, finanziare una spesa qualificata (precondizione di ogni politica di crescita) e aiutare la circolazione di capitali privati agganciandoli “a una strategia della ripresa”?
leggi il resto ›