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→  agosto 11, 2001


Dal “Wall Street Journal” all’“Unità”, quattro storie e un unico paradosso

Questa volta partita non doppia, ma quadrupla, con quattro personaggi, ciascuno con una propria carta da giocare.

Il primo si chiama Alberto Mingardi, e la carta che mette sul tavolo è una pagina del Wall Street Journal Europe. “Date una chance a Berlusconi” è il titolo dell’articolo, e non sorprende trovarlo sul giornale della destra conservatrice. (Singolare è che ad avere tre colonne nella pagina degli editoriali sia un ragazzo italiano che non ha ancora 20 anni).

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→  luglio 27, 2001


Un’occasione per il capitalismo privato italiano

All’inizio del 1998, discutendosi in Parlamento il TUF – più noto come legge Draghi -, pensai di creare un’occasione in cui il capitalismo privato italiano dicesse la sua su un progetto che introduceva nel nostro ordinamento regole di corporate governance su cui si era discusso per decenni. Organizzai un convegno, in cui da un lato c’erano le istituzioni, il Tesoro con Mario Draghi e la Consob con l’allora presidente Tommaso Padoa Schioppa; dall’altro protagonisti del grande capitalismo privato, Giovanni Agnelli, Franco Bernabè, Fedele Confalonieri, Pietro Marzotto, Don Moore, Francesco Trapani, Marco Tronchetti Provera. E, a completare il quadro, le due Fondazioni bancarie torinesi, Compagnia di S.Paolo e CRT, che convinsi a sponsorizzare il convegno.

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→  luglio 13, 2001


Intervista di Antonella Baccaro

Utilizzare i proventi della vendita delle centrali elettriche (Genco) per ridurre subito il buco dei conti pubblici. L’idea è del senatore dell’Ulivo e economista liberal Franco Debenedetti, convinto che intervenire al più presto sul deficit sia interesse di tutti. Maggioran­za e opposizione.

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→  luglio 3, 2001


Intervista di Patrizia Rettori

La tempesta Montedison si è abbattuta sul mondo politico con effetti singolari. Ulivo e Casa della Libertà erano uniti prima delle elezioni attorno al decreto varato dal governo Amato per sterilizzare il peso del colosso francese Edf. E lo sono anche adesso che nella par­tita è entrata la Fiat: il governo di­chiara la sua neutralità, e l’ex presi­dente della Camera Violante apprezza. Eppure la vicenda ormai non è più solo nella scalata di un monopolista straniero ad una gran­de azienda italiana: il paesaggio fi­nanziario può uscirne sconvolto, con il declino di Mediobanca e l’a­scesa della Fiat. In più. ed è una ma­lignità di dominio pubblico, tutto nascerebbe da un patto Agnelli­-Berlusconi: l’Avvocato ha appoggia­to il Cavaliere in campagna elettora­le, il governo ricambia lasciando mano libera alla Fiat. Franco Debe­nedetti, senatore dell’Ulivo, dissen­te sia dal suo schieramento che dal governo.

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→  giugno 29, 2001


Autorevoli amici hanno manifestato opinioni, talune perplesse altre de­cisamente negative, alla mia proposta “Contro il deficit vendere le Genco” (si veda «Il Sole-24 Ore» del 20 Giugno): questa vendita — sostengono — sareb­be in realtà una privatizzazione, e quin­di i relativi proventi non potrebbero ave­re altra destinazione che l’ammortamen­to del debito pubblico. Che ciò corri­sponda allo spirito (non alla lettera, cre­do) della legge 474, non solo l’ho scrit­to chiaramente nel mio articolo, ma lo sostenevo sul Sole già l’8 Ottobre dello scorso anno (“Enel, quel corto circuito Genco-Infostrada”): di fronte alle dichia­rate intenzioni di Enel di destinare i proventi delle Genco per pagare l’acqui­sto di Infostrada sopperendo alle necessità di cassa con un prestito ponte, chie­devo al Governo di esigere dall’azienda il versamento di un dividendo straordi­nario da destinare ad ammortamento del debito pubblico.

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→  giugno 20, 2001


Come comportarsi quando si decide di uscire da una grande società

La Banca di Roma ha una struttura direzionale molto forte”, ha dichiarato il governatore Antonio Fazio dopo la notizia delle dimissioni di Carlo Salvatori da amministratore delegato della Banca di Roma: le sue parole sono state ascoltate con grande attenzione e con qualche sorpresa. Prima di tutto perché dosare i propri interventi, pesare col bilancino da farmacista ogni aggettivo è, per i banchieri centrali, una seconda natura. Poi perché la Banca d’Italia è anche Autorità del sistema bancario: il suo quindi è un giudizio del vigilante sul vigilato. Infine per la sproporzione tra l’eccezionalità dell’intervento e il fatto che l’ha provocato, le dimissioni di un amministratore in carica da neppure sei mesi.

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