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Archivio per il Tag »caso Parmalat«

→  febbraio 6, 2004

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Doveva essere la grande riforma del credito e delle autorità che vi presiedono: si é chiusa con un compromesso.

Doveva essere la grande riforma del credito e delle autorità che vi presiedono: si é chiusa con un compromesso. Doveva fare chiarezza sulle divisione dei compiti, definire le responsabilità dei gatekeeper, aiutare chi sta nelle regole e punire severamente solo chi vi si discosta: nel progetto che il governo manda in Parlamento il controllo sul sistema finanziario è affidato a 5 istituzioni diverse, in cui la dialettica tra vigilanza e concorrenza nel sistema bancario è minata da veti che diluiscono i poteri senza assegnare responsabilità.

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→  gennaio 22, 2004

il_riformista
Nanismi

Qual è la linea che separa la fisiologia dalla patologia? E’ naturale che del caso Parmalat a calamitare l’attenzione, dell’opinione pubblica come di politici e studiosi, siano gli aspetti patologici. Ma anche nei sistemi sociali ed economici, così come negli organismi, non sempre le patologie sono riconducibili a shock esterni, più sovente a degenerazioni, magari latenti per anni.

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→  gennaio 4, 2004

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Dopo l’ intervista di Amato critici anche Letta, Bersani, Debenedetti e Turci. Ma Visco e Angius: attenzione ai diversivi di Tremonti

«E’ stato certamente un errore pensare, come qualcuno di noi ha fatto all’ inizio, che il nemico del nostro nemico dovesse per forza essere nostro amico. Insomma, che il Governatore Antonio Fazio, messo sotto accusa da Giulio Tremonti, dovesse essere difeso per principio» dice il senatore Franco Debenedetti.

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→  dicembre 24, 2003

il_riformista
Riforme – L’iniziativa di Tremonti è opportuna

La somma dei disastri Bipop, più Cirio, più Parmalat, più Myway, più altre minori, è per l’Italia assai di più, in proporzione al PIL, della somma delle Enron più Worldcom per gli USA. Il crollo di fiducia provocato da Parmalat investe non solo il mondo industriale, ma tutto il Paese: oggi il Financial Times indica un rischio non solo delle obbligazioni delle nostre imprese, ma del debito sovrano della Repubblica.

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