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Archivio per il Tag »Carlo Galli«

→  ottobre 4, 2012


di Carlo Galli

La proposta di una “lista Monti” per il 2013, a prescindere dalla sua candidatura, rivela la tendenza italiana a trasformare un’eccezione in normalità. Se da vivi, mentre si gode ottima salute, e dopo un’ancor breve esperienza di potere, dal proprio cognome nasce una corrente di pensiero, o una tendenza politica — un “ismo” — significa che si è entrati nella storia. Non si parla di leninismo o di stalinismo, evidentemente, e neppure di andreottismo — per dare vita al quale Andreotti ha però speso quasi tutta una carriera — , ma dell’assai meno inquietante “montismo”: l’ultimo contributo italiano alla storia del pensiero politico — dopo il machiavellismo, il futurismo, il gramscismo, il fascismo.7

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→  luglio 15, 2012


L’Italia delle elitè

L’Italia è un Paese con una forte tradizione di realismo politico, da Machiavelli a Mosca. La teoria delle élite ne è forse la più compiuta testimonianza. E nello stesso tempo l’Italia è un Paese che ha un rapporto di odio e amore con le proprie classi dirigenti, di cui Carlo Galli identifica un tratto essenziale nella«riluttanza», intesa come «cinismo, apatia, mancanza di cultura, sottovalutazione del ruolo necesario della politica o della sua funzione universale». Delle élite che non vogliono più essere tali è stato garante Berlusconi. In questa nuova motivazione per condannare il berlusconismo sta l’originalità del libro.

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→  giugno 7, 2012


I riluttanti.
Le élites italiane di fronte alla responsabilità.

di Carlo Galli
Laterza, 2012
pp. 130


Intervento di Franco Debenedetti al seminario su I riluttanti di Carlo Gallo, tenutosi il 7 giungo 2012 presso Casa editrice Laterza a Roma

Ci sono le élite e c’è la teoria delle élite. C’è la storia di cosa hanno fatto, del ruolo che hanno avuto; e c’è la storia di come sono definite, di come viene pensato il loro modo di formarsi e di agire. Ne “I riluttanti”, i primi due capitoli parlano di teoria delle élite; il terzo invece parla delle élite, quelle attuali, con severi giudizi sulle loro caratteristiche negative: di cui conseguenza è la riluttanza, intesa come “cinismo, apatia, mancanza di cultura, sottovalutazione del ruolo necessario della politica o della sua funzione universale” (XI). “Nell’età berlusconiana – scrive Galli – le élite non vogliono più sobbarcarsi il peso della libertà creatrice e del rigore disciplinato(110) […] Delle élite che non vogliono più essere tali nel senso pieno della parola, e in parallelo di una società che crede di non avere bisogno di élite, è stato garante Berlusconi.” (116). E’ un modo nuovo di motivare la condanna del berlusconismo: in questo consiste l’originalità del libro.

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